Il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, intervenuto a Pescara al festival organizzato da Repubblica, Repidee, nel faccia a faccia con il giornalista Attilio Bolzoni sul tema "Economia e corruzione" ha ribadito che all'Aquila, dove sono stati spesi 14 miliardi di euro per la ricostruzione dopo il terremoto, ci sono stati tentativi di infiltrazione della criminalità: "A l'Aquila - dove forze dell'ordine e magistrati hanno dato una prova di efficacia, è emerso un coinvolgimento di funzionari pubblici, c'è stato un tentativo molto serio di infiltrazioni criminali, ma in parte sono stati arginati. La parte più delicata - ha specificato Legnini - riguarda la ricostruzione privata: lì la persona da corrompere non è il funzionario pubblico ma è l'amministratore di condominio, il proprietario che gestisce quelle risorse.
Estendere la disciplina pubblica all'appalto privato avrebbe conseguenze negative, con una burocratizzazione del sistema. Ma una parte delle norme può essere recepita, ad esempio assimiliando l'amministratore di condominio al funzionario pubblico". "La guardia comunque non può essere abbassata, ha detto infine Legnini - anche perché la ricostruzione non è conclusa, ma durerà per almeno otto, nove, dieci anni".
"Occorre combinare le misure detentive con quelle preventive e interdittive, anche licenziando i pubblici ufficiali. Inoltre bisogna colpire i patrimoni e qualora un imprenditore venga condannato per corruzione deve essere interdetto a vita dal partecipare alle gare d'appalto. Credo che in questo modo faremmo grandi passi avanti", ha detto ancora Legnini.
"A Roma c'erano gia' le avvisaglie di quello che sarebbe successo con Mafia Capitale. Tra luglio 2013 e settembre 2014 mi occupai dei problemi finanziari del Comune di Roma per conto del Governo, avendo avuto prima la delega all'Attuazione del programma e poi quella all'Economia: quel mare di societa' partecipate e di affidamenti senza gara erano un sintomo molto chiaro". Lo ha affermato Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, questo pomeriggio a Pescara, nel corso della kermesse "La Repubblica delle idee - Il prezzo della corruzione". Sempre a proposito dell'inchiesta Mafia Capitale, Legnini promuove l'operato della Procura di Roma: "Questa inchiesta della magistratura rappresenta un esempio del modo in cui si deve condurre un'indagine".
Concentrarsi sulla "prevenzione", ora che le "pene sono state inasprite". Cosi' il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Un fenomeno, quello corruttivo, che "per dimensioni e pervasivita' - osserva il numero due di Palazzo dei Marescialli - non e' piu' solo una questione morale ma anche economica". Legnini, in particolare, rileva l'importanza di "misure interdittive e patrimoniali" da mettere in campo nella lotta alla corruzione, "perche' la risposta penale e detentiva non e' l'unica possibile, ed e' piu' efficace se combinata con sanzioni di altro genere". Quanto all'ipotesi di utilizzare 'agenti infiltrati', il vicepresidente del Csm afferma che "con cautela, ma si introduca questa possibilita'" e ricorda che l'Onu "ci ha detto che dalla legge Severino in poi la direzione intrapresa dall'Italia e' quella giusta, che il Paese ha fatto progressi" nel contrasto alla corruzione, ambito nel quale "dobbiamo diventare un modello, anche mutuando istituti - conclude Legnini - adattati finora alla lotta contro le mafie"
"Negli ultimi vent'anni, che ci separano da Mani Pulite, abbiamo assistito a un insuccesso delle politiche di contrasto alla corruzione", ha detto Giovanni Legini, vicepresidente del Csm. Incalzato dal giornalista Attilio Bolzoni, Legnini ha osservato che "la corruzione, per definizione, e' un fenomeno sommerso e dunque non certificabile", ma ha riconosciuto che "la tendenza di tali fenomeni e' certamente in aumento". Inoltre ha ammonito: "Dai mille rivoli della corruzione dipendono i livelli della ricchezza, del Pil e dell'occupazione nel nostro Paese"
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