Migliorare la qualità dei servizi di e-government aiuterebbe l'Italia a guadagnare lo 0,5% del Pil. È quanto emerge dal Rapporto sull'e-government "Quanto costa all'Italia il ritardo nell'e-gov?" pubblicato oggi da Bem Research, istituto che monitora le prestazioni sul web di istituzioni pubbliche e società private. Aumentando l'efficienza dei servizi di e-gov, l'Italia potrebbe ridurre il prezzo medio sostenuto per l'acquisto di beni e servizi facendo calare la spesa pubblica di 8 miliardi di euro, senza intaccare la quantità di beni e servizi erogati e migliorando la fruizione da parte dei contribuenti. L'Italia è in notevole ritardo rispetto agli altri paesi europei. Appena il 24% degli italiani hanno interagito telematicamente con la PA nel 2015; solo Romania (11%) e Bulgaria (17%) fanno peggio in Europa, dove invece l'utilizzo medio dell'e-gov si attesta al 50%. Dal 2008 a oggi, inoltre, la diffusione dell'e-gov è cresciuta in Italia di soli 4 punti percentuali, un aumento che è tra i più bassi d'Europa. Tra le best practice italiane ci sono alcuni comuni capoluogo di regione. Secondo l'analisi di BEM Research, Venezia è il comune con le migliori prestazioni complessive sull'online, seguito da Bari, Bologna, Firenze e Milano. Tra le altre grandi città Roma è 7a, Torino 8a e Napoli 9a. Maglia nera per Campobasso, preceduta da L'Aquila e Palermo. Sui social network è Bologna a fare meglio degli altri; Cagliari è il capoluogo di regione al top per l'applicazione mobile sul trasporto pubblico locale
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