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Pubblicato il 29/10/2016 21:09

Premio Borsellino, a Pescara riconoscimento per Spataro e Pignatone

"Cio' che ho apprezzato particolarmente di questo premio e' l'esaltazione della normalita', anche se molti di noi non conducono piu' una vita normale e non certo per nostra scelta. Quello che facciamo, e' cercare di creare spazi di liberta' e di legalita' in territori difficili". Con queste parole di Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, per oltre 30 anni in prima linea contro la mafia al Palazzo di Giustizia di Palermo, si e' conclusa, a Pescara, la cerimonia di consegna dei riconoscimenti, nell'ambito della ventunesima edizione del Premio nazionale Paolo Borsellino. Tra i premiati, insieme a Pignatone, i procuratori della Repubblica di Torino, Armando Spataro, e di Messina, Guido Lo Forte. Riconoscimenti anche al procuratore della Repubblica di Termini Imerese (Palermo), Alfredo Morvillo, uditore giudiziario di Paolo Borsellino e cognato di Giovanni Falcone, e al giovanissimo procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Federica Paiola, nei confronti della quale era in fase di preparazione un attentato di stampo mafioso, sventato grazie a delle intercettazioni. Premiati, inoltre, Stefano Russo, comandante dei Carabinieri di Trapani, tra gli investigatori dell'operazione "Mafia Capitale"; Gaetano Saffioti, imprenditore calabrese e testimone di giustizia, che vive blindato dopo avere denunciato i soprusi della 'ndrangheta; Giuseppe Antonaci, presidente del Parco dei Nebrodi e vittima di un attentato mafioso dal quale e' miracolosamente uscito illeso; Antonio Bartuccio, ex sindaco di Rizziconi (Reggio Calabria), costretto a vivere sotto scorta dopo avere denunciato e fatto arrestare gli esponenti di una famiglia mafiosa. Altri riconoscimenti, infine, al magistrato Giacomo Ebner, al dirigente della Presidenza del Consiglio dei ministri Gerardo Capozza, all'avvocato Fabio Anselmo, allo storico Francesco Benigno, alle giornaliste Bianca Stancanelli e Ester Castano, al saggista Isaia Sales e allo chef Filippo Cogliandro, nominato Ambasciatore Antiracket nel mondo.      "Abbiamo bisogno che l'antimafia ritrovi le sue ragioni - e' stato il saluto conclusivo di Francesco Forgione, presidente del premio Borsellino ed ex presidente della Commissione parlamentare antimafia -. L'antimafia non e' fatta di icone, ma le sue ragioni risiedono nella quotidianita' e nella normalita' del suo agire".

 "In Italia esistono tanti canali della criminalita', ma mafia e corruzione sono il primo problema: si tratta di fenomeni distinti, che a volte si intrecciano". Cosi' Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, questa mattina a Pescara, a margine del 21esimo Premio Borsellino, nel corso del quale e' stato premiato per il suo impegno contro la criminalita' organizzata. "Come diceva Falcone - ha rimarcato Pignatone - non esiste nulla che sia invincibile"

"Nel Nord Italia ci sono ancora, a tutti gli effetti, la mafia e la 'ndrangheta e mi meraviglia che ci siano ancora figure importanti che si meravigliano di questo". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Torino, Armando Spataro, a margine del 21esimo Premio Borsellino, nel corso del quale e' stato premiato per il suo impegno contro la criminalita' organizzata, risalente in particolare alla sua attivita' presso la Direzione distrettuale antimafia di Milano. "Solo nella prima meta' degli anni Novanta, a Milano, ci furono duemila condanne e 90 ergastoli per mafia - ha ricordato Spataro - Sono stati compiuti grandi passi in avanti, ma c'e' ancora molto da fare". Poi Spataro ha idealmente rivolto un messaggio agli studenti in platea. "Il messaggio da lanciare e' quello del dovere come regola di vita. Sono onorato di ricevere questo premio, ma e' importante che tutti sappiano che siamo persone che fanno il loro normalissimo dovere, non eroi e non un'elite". 

"Piu' siamo e piu' forti siamo. Quando la strada della legalita' e dello sviluppo e' affollata io credo che ci siano anche difficolta' per chi vuole fermare questo percorso, magari con attentati e intimidazioni". Lo ha detto Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, scampato nel maggio scorso a un attentato mafioso. Rispondendo ai cronisti, Antoci ha sottolineato che "la paura e' un sentimento che gli uomini hanno, io sono un uomo e appare chiaro che fa parte della mia vita, della mia cultura, del mio essere uomo. Il concetto di paura deve necessariamente essere legato a quello di coraggio. La paura fa parte di noi e deve far parte di un percorso che pero', vedendo insieme tanta gente, si trasforma in coraggio". "C'e' tanto da fare - ha aggiunto - bisogna alzare sempre piu' il tiro e mai indietreggiare con la presenza dello Stato nei territori. Davanti a certi reati lo Stato deve essere forte e integerrimo, non deve indietreggiare di un passo, perche' nel momento in cui questo avviene, la gente, nell'ambito di questo percorso, comincia a vacillare nelle proprie scelte di vita. Mi aspetto che il decreto Giustizia non venga applicato tout court in Sicilia, perché in zone a forte presenza mafiosa ci andrebbero a perdere dei magistrati, come a Barcellona Pozzo di Gotto - ha concluso - che si ritroverebbe con un magistrato in meno"

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