"Il governatore dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, dovrebbe dimettersi, ma non lo fara'. Lo invitiamo, pero', a mantenere la parola data e a rispettare gli impegni: si tagli almeno lo stipendio, come aveva promesso in campagna elettorale. Non c'e' bisogno di modificare la Costituzione per tagliare i privilegi". Lo afferma Rifondazione Comunista Abruzzo che, nel commentare l'esito del referendum, parla di "debacle per il presidente di Regione, una vera e propria batosta, con i risultati del Si' ben al di sotto della media nazionale". Nel corso di una conferenza stampa, Maurizio Acerbo, della segretaria nazionale Rc, il segretario provinciale pescarese, Corrado Di Sante, e Walter Rapattoni, della segreteria provinciale del partito, hanno parlato di una "bocciatura per D'Alfonso che, insieme a De Luca, e' stato uno dei presidenti che si sono scatenati nella campagna referendaria, con telefonate, sms, lettere e affissioni abusive. Tutto - hanno sottolineato - si e' tradotto in un clamoroso No".
Quindi l'invito alle dimissioni, ma "dato che non lo farà", ecco l'appello affinche' "mantenga la parola data: hanno sostenuto che bisogna stravolgere la Costituzione e togliere ai cittadini il diritto di voto per tagliare i costi della politica, ma e' una cosa che si puo' fare senza modificare nessun articolo della Costituzione. D'Alfonso, infatti - hanno aggiunto - in campagna elettorale si era impegnato a ridurre il suo stipendio, quello degli assessori al livello di quello del sindaco della citta' capoluogo di regione". "Sono passati due anni e mezzo e sarebbe di procedere in quella direzione. Dopo tutto dicevano che era lo scopo del referendum. Gli abruzzesi hanno votato no - hanno concluso gli esponenti di Rifondazione Comunista - perche' non si sono bevuti la propaganda di chi predica bene e razzola male".
© Riproduzione riservata
Utenti connessi: 4
Condividi: