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Pubblicato il 28/10/2015 07:07

Rifiutopoli, slitta il verdetto per la ricusazione del giudice

Bisognera' attendere ancora per conoscere il verdetto del Tribunale di Pescara, atteso per oggi, sulla cosiddetta "Rifiutopoli abruzzese", che conta tra gli imputati l'ex assessore regionale alla sanita' Lanfranco Venturoni e l'imprenditore Rodolfo Di Zio. Il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, anche lui imputato nel procedimento, tramite il suo legale, l'avvocato Massimo Cirulli, ha ricusato uno dei componenti del collegio pescarese, il giudice Francesco Marino, e quindi non e' possibile emettere la sentenza fino a quando la Corte d'Appello non si pronuncera' sulla questione. Il giudice e' stato ricusato in quanto ha fatto parte del collegio del Tribunale di Lanciano che il 15 aprile scorso ha pronunciato la sentenza di assoluzione riguardante gli ex amministratori del Consorzio per lo smaltimento dei rifuti di Lanciano, tra i quali l'ingegnere Riccardo La Morgia. Il giudice Marino e' stato anche estensore della sentenza. Il deputato Di Stefano nell'atto di ricusazione, dopo avere sottolineato che nel processo di Pescara viene a lui contestato di avere agito al fine di esautorare l'ingegnere La Morgia dalla presidenza del Consorzio per impedirgli di sottoporre all'assemblea consortile la proposta di revisione delle tariffe, sostiene che il giudice Marino "non potra' , pertanto, che essere condizionato dalla sua precedente valutazione circa il rinnovo del consiglio d'amministrazione del Consorzio, che rientra tra i fatti contestati al sottoscritto e concorre alla formazione del thema decidendum: donde la necessita' di sostituirlo, previa ricusazione, a tutela dell'imparzialita' del collegio giudicante"

"Il mio unico scopo era quello di risolvere i problemi e puo' darsi che il linguaggio da me adoperato nelle varie occasioni non sia stato adeguato. Mai ho inteso difendere gli interessi di Di Zio contro quelli della societa' che rappresento. Nego con forza di aver ricevuto la benche' minima utilita' dai predetti o da chiunque altro, cosi' come nego di aver distratto beni dalla Team Spa. Ho solo portato avanti iniziative e soluzioni volute da tutti, tentando di mantenere rapporti corretti nell'ambito delle necessarie trattative. L'interesse pubblico per me viene prima di tutto". Sono alcuni dei passaggi fondamentali delle dichiarazioni spontanee rese dall'ex assessore regionale Lanfranco Venturoni, questa mattina nel tribunale di Pescara, nel corso della discussione del processo sui rifiuti, nato da un'inchiesta del 2008 e incentrato sulle vicende relative alla realizzazione di un impianto di bioessiccazione a Teramo. La ricusazione di un componente del collegio giudicante, da parte dell'imputato Fabrizio Di Stefano, ha fatto infatti slittare la decisione relativa alla sentenza, ma non ha bloccato la discussione. L'avvocato di Venturoni, Lino Nisi, ha ribadito l'estraneita' del suo assistito ai fatti contestati."E' un'anomalia che Venturoni si trovi a rispondere di reati in concorso con persone che non appartengono piu' a questo processo - ha rimarcato Nisi -. Assistiamo ad una visione antropomorfica da parte dei pm, in base alla quale Venturoni avrebbe fatto tutto da solo". L'avvocato della difesa inoltre ha aggiunto. "Sono state svolte indagini sulle posizioni economiche di tutti i familiari di Venturoni, perfino su una lontana parente di Vasto e tutte hanno dato esito negativo. Potranno essere stati commessi errori, ma non si potra' mai dire che Venturoni abbia preso un centesimo per questa vicenda". Nella scorsa udienza i pm Gennaro Varone e Anna Rita Mantini avevano chiesto cinque anni di reclusione a testa per Venturoni e per l'imprenditore Rodolfo Di Zio, un anno e sei mesi per il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, assoluzione per non aver commesso il fatto per l'imprenditore Ferdinando Ettore Di Zio, assoluzione perche' il fatto non costituisce reato per l'ex amministratore delegato della societa' Team Teramo Ambiente, Vittorio Cardarella e una multa di 100 mila euro per la societa' Deco del gruppo Di Zio. Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, istigazione alla corruzione, abuso d'ufficio, peculato, turbativa d'asta e millantato credito

La vicenda giudiziaria ruota attorno alla realizzazione a Teramo di un impianto di bioessiccazione. Le accuse, a vario titolo, sono corruzione, istigazione alla corruzione, abuso d'ufficio, peculato, turbativa d'asta, millantato credito. Nella precedente udienza i pm Gennaro Varone e Anna Rita Mantini hanno chiesto cinque anni di reclusione a testa per l'ex assessore Venturoni e per l'imprenditore Rodolfo Di Zio; un anno e sei mesi per il deputato di Forza Italia Fabrizio Di Stefano; l'assoluzione per non aver commesso il fatto per l'imprenditore Ferdinando Ettore Di Zio; l'assoluzione perche' il fatto non costituisce reato per l'ex amministratore delegato della societa' Team Teramo Ambiente, Vittorio Cardarella; e una multa pari a 100mila euro per la societa' Deco del gruppo Di Zio. Per Venturoni e Rodolfo Di Zio l'accusa, inoltre, ha chiesto l'assoluzione di uno degli episodi di corruzione contestati al capo g

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