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Pubblicato il 24/11/2015 20:08

Sanitopoli, pene ridotte in Appello

La Corte d'Appello dell'Aquila ha condannato oggi 4 anni e due mesi di reclusione l'ex presidente della Giunta regionale abruzzese, Ottaviano del Turco imputato nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta 'sanitopoli' abruzzese. Il gia' ministro delle Finanze e presidente della Commissione Antimafia, arrestato il 14 luglio 2008, in primo grado era stato condannato a 9 anni e sei mesi. La Corte, presidente Luigi Catelli, a latere Luigi Cirillo e Armanda Servino, ha dunque accolto parzialmente la richiesta avanzata dal Pg Ettore Picardi che per l'ex presidente aveva chiesto sei anni e sei mesi. Il processo di primo grado si era concluso con 9 condanne, 12 assoluzioni e tre casi di intervenuta prescrizione. Per questa inchiesta su presunte 'mazzette' nella sanita privata Del Turco, che ha sempre respinto ogni accusa, fini' in carcere a Sulmona per 28 giorni e trascorse altri due mesi agli arresti domiciliari. Dopo questa vicenda si dimise e in Abruzzo si torno' alle urne con la vittoria del centrodestra guidato da Giovanni Chiodi (Fi).

Del Turco e' stato condannato per associazione per delinquere per induzione indebita, ovvero la vecchia concussione cosi' come rimodulata dalla legge Severino. La Corte, in particolare, ha contestato all'ex presidente di aver ricevuto sei dazioni di denaro da Vincenzo Angelini, assolto in appello, e non le 26 che gli erano state contestate in primo grado. I giudici, inoltre, hanno stabilito per Angelini un risarcimento danni pari a due milioni di euro. Quello che era considerato il patron della sanita' privata abruzzese era stato condannato dal tribunale di Pescara a tre anni e sei mesi. Ad accusare Del Turco era stato proprio l'ex titolare della clinica Villa Pini di Chieti che nel 2008 in sette interrogatori fiume rivelo' ai magistrati di aver pagato tangenti per un totale di 15 milioni di euro ad alcuni amministratori regionali. Nello specifico Del Turco era accusato insieme a Camillo Cesarone, ex capogruppo regionale del Pd, e a Lamberto Quarta, ex segretario generale dell'ufficio di presidenza della Regione, di aver intascato 'mazzette' per 5 milioni e 800 mila euro. Anche per Cesarone e Quarta c'e' stato uno sconto di pena in appello: al primo sono stati inflitti 4 anni (9 anni in primo grado) al secondo 3 anni (6 anni e 6 mesi in primo grado)

L'ex assessore regionale alla sanita' Bernardo Mazzocca e' stato condannato a due anni e un mese (2 anni in primo grado) per essere stato partecipe dell'associazione a delinquere per induzione indebita: stessa accusa per l'altro ex assessorte regionale Antonio Boschetti, condannato a un anno e 8 mesi (4 anni in primo grado). All'ex direttore generale della Asl di Chieti, Luigi Conga, che in primo grado era stato condannato a 9 anni sono stati inflitti 3 anni perche' l'associazione a delinquere per induzione indebita e' prescritta, tranne un episodio, con la pena condonata in quanto commessa prima del 2 maggio 2006. L'ex collaboratore di Mazzocca, Angelo Bucciarelli e' stato condannato a due anni con la stessa accusa di Mazzocca ma in concorso (il Tribunale lo aveva asssolto). Gianluca Zelli, ex dirigente di Villa Pini, e' stato assolto, come in primo grado, ma la Corte D'Appello ha trasmesso gli atti alla Procura di Chieti. L'ex parlamentare di Forza Italia Sabatino Aracu e' uscito dal processo per prescrizione ma dovra' risarcire il danno perche' condannato in primo grado (4 anni). Infine assolto Vincenzo Angelini dal reato di corruzione. E' stato lui, definito il 'grande accusatore' a dare il via all'inchiesta, sfociata in primo grado in 91 udienze spalmate in due anni. Allo stesso il Collegio ha riconosciuto il maxi risarcimento di due milioni di euro per il danno gli e' stato arrecato.

 I cinque maggiori imputati del processo Sanitopoli Ottaviano Del Turco, Camillo Cesarone, Lamberto Quarta, Bernardo Mazzocca e Antonio Boschetti, hanno ottenuto, eccezion fatta per Mazzocca, una sensibile riduzione della pena rispetto al primo grado, ma sono stati condannati a risarcimenti che si annunciano milionari: innanzitutto nei confronti del loro grande accusatore, l'ex patron del gruppo Villa Pini, Vincenzo Angelini, uscito assolto e risarcito dal secondo grado, per il quale la corte d'appello ha stabilito che i danni sono da liquidarsi in separata sede. Risarcimenti al quale e' stato condannato anche Angelo Bucciarelli. E' stato invece stabilito nella somma di 2 milioni di euro il risarcimento nei confronti della Regione Abruzzo, che dovranno corrispondere i cinque imputati principali del processo: il 35 per cento a carico di Del Turco, stessa percentuale per Cesarone, il 20 per cento per quarta, l'8 a carico di Mazzocca e il 2 di Boschetti. La Corte d'Appello, si legge sempre nel dispositivo, ha condannato i cinque anche al risarcimento danni patrimoniali e non patrimoniali a favore della parte civile dell'allora Asl Chieti Lanciano Vasto, da liquidarsi in separata sede. Nella sentenza di appello si assegna alle parti civili delle allora Asl L'Aquila Avezzano Sulmona, Asl di Teramo, Asl Chieti Lanciano Vasto e Asl di Pescara una provvisionale di 100mila a ciascuna che "pone con vincolo solidale, a carico degli imputati Del Turco, Cesarone, Quarta, Mazzocca, Boschetti, Conga e Aracu". La corte ridetermina l'importo complessivo delle spese e compensi relativo alle spese di primo grado dovuti alle parti civili delle Asl appellanti 25mila euro per ciascuna parte a carico di Del Turco, Cesarone, Quarta, Mazzocca, Boschetti, Conga e Aracu. Piu' miti altri risarcimenti sempre a carico degli stessi sette soggetti per spese processuali di secondo grado nei confronti delle parti civili, Angelini, fallimento Angelini, Regione Abruzzo, Asl L'Aquila Avezzano Sulmona e Asl Pescara, Asl Chieti Lanciano Vasto, Asl di Teramo, Casa di cura Pierangeli e casa di cura Villa Serena, e per i soli Del Turco, Cesarone, Quarta, Mazzocca e Boschetti per le parti civili Aiop, casa di cura Villa Letizia e casa di cura Spatocco.

 "E' difficile capire questa sentenza, la singolare distinzione che e' stata fatta sulle varie dazioni, quindi bisognera' attendere di leggere il dispositivo per capire come siamo stati assolti dall'80 per cento dei reati e condannati per il 20". Cosi' Gian Domenico Caiazza, difensore di Ottaviano Del Turco condannato in Appello a 4 anni e 6 mesi per la Sanitopoli abruzzese. "Ho l'impressione - ha concluso Caiazza - che questa sentenza sia stata scritta con una terza visione dei fatti rispetto al primo processo e alle difese".

"Per il mio assistito cade definitivamente l'accusa di corruzione dalla quale e' stato assolto perche' il fatto non sussiste. Non solo: la sentenza ha stabilito che deve essere risarcito per il danno che gli e' stato arrecato. E' stato quindi un testimone affidabile". Cosi' dopo la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila, Gianluca Tucci, difensore di Vincenzo Angelini, ex patron delle case di cura Villa Pini, e 'grande accusatore' di Ottaviano Del Turco. Dalle sue rivelazioni e' partita la sanitopoli abruzzese. "Sono state confermate almeno quattro dazioni corruttive - ha spiegato l'avvocato Ducci, dopo la sentenza della Corte d'Appello che ha condannato Del Turco a 4 anni e 2 mesi riducendo la pena del primo grado di 9 anni e mezzo - per altre non si sono trovati riscontri e per questo sono state ridotte le pene per gli imputati. Pero' questa sentenza chiarisce una volta per tutte la credibilita' di Vincenzo Angelini"

"Da un punto di vista umano mi avrebbe fatto piu' felice un'assoluzione". Cosi' l'ex governatore della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, a proposito della condanna in appello di Ottaviano Del Turco a quattro anni e due mesi. Chiodi fu eletto presidente di Regione, per il centrodestra, nel dicembre 2008, dopo che gli arresti per la Sanitopoli abruzzese decapitarono la Giunta di centrosinistra guidata da Del Turco.

"A mezza prova non puo' corrispondere mezza pena. Per il codice si e' innocenti o colpevoli, ma in Abruzzo pare esserci un rito diverso. Leggeremo le motivazioni e forse, chissa', capiremo. Io resto garantista 365 giorni l'anno". Cosi' su Facebook il segretario della Commissione Antimafia, il deputato Marco Di Lello commenta la sentenza nel processo Del Turco. 

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