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Pubblicato il 27/10/2015 17:05

Svimez, Pil sale sopo 7 anni ma solo +0,1%

Continua ad arrancare la crescita nel Mezzogiorno, anche se quest'anno dopo sette anni presenta il segno "piu'". Secondo le stime dello Svimez, se nel 2015, il Pil italiano "dovrebbe crescere dello 0,8%" al Sud la crescita e' appena di "un timidissimo +0,1%. Se confermata, - si legge nel Rapporto 2015 - si tratta comunque della prima variazione positiva di prodotto del Sud da sette anni a questa parte". Nel 2016 il Pil italiano dovrebbe crescere del +1,3% mentre al Sud si fermera' a +0,7%. Al Centro Nord nel 2015 l'economia crescera' dell'1% e nel 2016 dell'1,5%

A concorrere positivamente per la crescita del 2016 l'andamento dei consumi finali, stimato in +1,3% al Centro-Nord e +0,8% al Sud. Su anche gli investimenti fissi lordi, +2% il dato nazionale, quale risultato del +2,5% del Centro-Nord e dello 0,5% del Sud. Se confermato, anche in questo caso si interromperebbe la spirale negativa dell'andamento degli investimenti fissi lordi al Sud iniziata nel 2007. Sul fronte occupazionale, si prevede un aumento nazionale del +0,8%: +0,9% al Centro-Nord e +0,6% al Sud. Nel 2015 invece divergente la dinamica degli investimenti fissi lordi, +1,5% al Centro-Nord, mentre continuano a calare al Sud (-1%), anche per effetto della contrazione degli investimenti pubblici (-3%). In risalita l'occupazione, trainata in particolare dagli sgravi contributivi previsti: +0,9% al centro-Nord, +0,6% al Sud.

Secondo la Svimez serve prioritariamente una politica attiva di sviluppo centrata sul Mezzogiorno nell'ambito di una "logica di sistema" e di un'azione strutturale di medio-lungo periodo, che sappia coordinare politiche aggiuntive di coesione con rinnovate azioni di politica ordinaria. "Lo sforzo e' quello, sostiene la Svimez, di concentrarsi su una positiva, forte e necessaria discontinuita'", facendo tesoro di quella straordinaria esperienza degli anni '50-'70, che seppe modificare la struttura sociale ed economica del Paese. Necessaria quindi la ripresa del processo di industrializzazione del Sud quale elemento catalizzatore della crescita e il ripristino del ruolo degli investimenti pubblici. 

Proseguono le diseguaglianze di reddito tra Nord e Sud dell'Italia e il Mezzogiorno "e' sempre piu' povero". A dirlo il Rapporto 2015 Svimez. "Nel Centro- Nord oltre il 50% delle persone guadagna dall'80 al 100% del reddito medio regionale; al Sud questo vale solo per una persona su cinque. Al contrario, il 61,7% delle persone guadagna al massimo il 40% del reddito medio, con punte del 66% in Campania, del 70% in Molise, e addirittura del 72% in Sicilia". 
   Il Sud dunque e' sempre piu' povero: "Per effetto della crisi del 2008 la poverta' assoluta in Italia negli ultimi anni e' piu' che raddoppiata, sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord; se dal 2005 al 2008 i poveri assoluti in Italia non raggiungevano i due milioni di persone, nel biennio 2013-2014 si sono superati i 4 milioni. In particolare - si legge nel rapporto - la poverta' assoluta sul totale della popolazione e' passata dal 2008 al 2013 dal 2,7% al 5,6% nel Centro-Nord, e dal 5,2% al 10,6% al Sud. Nel 2014 la poverta' assoluta ha smesso di crescere nel Centro-Nord ed e' leggermente diminuita nel Mezzogiorno. Il rallentamento e' dovuto verosimilmente all'erogazione del bonus di 80 euro mensili ai lavoratori dipendenti nella seconda meta' dell'anno, per la parte destinata alle famiglie povere"

Nel 2015 piu' posti di lavoro al Sud che al Centro-Nord: e' quanto emerge dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno. "Tra la fine del 2014 e i primi due trimestri del 2015 sembra essersi determinata una decisa inversione di tendenza sul mercato del lavoro, che riguarda anche il Mezzogiorno. Con il secondo trimestre del 2015 la crescita tendenziale dell'occupazione prosegue per il quinto trimestre consecutivo. Rispetto al secondo trimestre del 2014, gli occupati crescono al Sud di 120 mila unita' (+2,1%) e di 60 mila unita' nel Centro-Nord (+0,4%)", si legge nel rapporto. 
   "La ripresa - prosegue l'associazione - riguarda tutte le regioni tranne la Calabria, e interessa essenzialmente i settori agricolo e terziario. Il tasso di disoccupazione flette leggermente scendendo a livello nazionale al 12,1%: la riduzione riguarda esclusivamente le regioni del Centro-Nord (-0,2 punti), mentre al Mezzogiorno resta al 20,2%. La dinamica piu' accentuata nel Mezzogiorno nei primi due trimestri dell'anno in corso va valutata con un po' di cautela per il fatto che l'andamento nei primi due trimestri del 2014 era stato ancora particolarmente negativo. In ogni caso, si tratta di un segnale incoraggiante, che testimonia come anche il Sud stia beneficiando dei primi segnali di ripresa produttiva e delle misure di decontribuzione fiscale sulle nuove assunzioni 'standard'"

E' l'agricoltura del Mezzogiorno a far segnare il maggior tasso di crescita nelle assunzioni nel 2015 con un aumento record del 11 per cento dei lavoratori dipendenti che sale addirittura al 31 per cento se si considerano le sole donne. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa ai dati Istat sul secondo trimestre dell'anno, resa nota in occasione della Giornata della divulgazione del rapporto Svimez. Tra gli occupati, dipendenti e indipendenti - rileva la Coldiretti - e' boom anche tra i giovani sotto i 35 anni, con un incremento del 10 per cento che sale al 21 per cento se si considerano i soli giovani del Sud. Ma il rilancio del Sud passa anche - sottolinea Coldiretti - dalla capacita' di riuscire finalmente a sfruttare le risorse inutilizzate del Meridione, o meglio il Capitale inagito. E' per questo che Coldiretti ha presentato una serie di progetti che sta sviluppando insieme ai principali gruppi industriali e bancari d'Italia. Progetti che realizzano nuovi e moderni strumenti di gestione delle relazioni contrattuali lungo le filiere, che vogliono rappresentare un modello di coimprenditorialita', di sostenibilita' economica, ambientale e del lavoro, dove al produttore agricolo e' assicurata la giusta remunerazione, cosi' come al lavoratore, nel rispetto dell'ambiente e del consumatore. Partendo per ora dalle filiere dell'olio d'oliva, della carne bovina e suina, del grano duro, del tabacco si stanno costruendo accordi di filiera e di coimprenditorialita' per riorganizzarle e renderle motore di sviluppo nel Sud Italia e di nuove opportunita' per i tanti giovani del Sud che sono rimasti nei loro paesi, ma anche per coloro che sono stati costretti ad abbandonarli. Con questi progetti contiamo di accelerare un processo di crescita per l'agricoltura del Sud, di cui si vedono gia' alcuni segni", ha concluso il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo nel sottolineare che "la ri-partenza nel sud e nelle isole, non ha i caratteri (come e' accaduto in passato) dell'assistenza o dell'intervento statale, ma si nutre di Sud stesso, di impresa spesso giovane e vocata all'internazionalita'

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