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Pubblicato il 05/11/2016 10:10

Si allargherà il divario economico tra il Mezzogiorno e il resto d'Italia

E' quanto emerge dal Rapporto sulle previsioni 2017-2020 dell'Osservatorio Banche Imprese

Da qui al 2020 continuera' ad allargarsi il divario economico tra il Mezzogiorno e il resto del Paese: nel Sud il Pil crescera' a ritmi dell'1% l'anno, contro una media nazionale di 1,5%, e l'occupazione solo dello 0,5%. Segnali di ripresa provengono soprattutto dai settori del Tac 3.0, rappresentati dal turismo, dalla filiera agro-alimentare e da quella della cultura". E' quanto emerge dal Rapporto sulle previsioni 2017-2020 dell'Osservatorio Banche Imprese secondo il quale "in Italia le regioni complessivamente piu' dinamiche dovrebbero risultare il Lazio e le Marche (con una crescita media del Pil che sfiorera' il 2% annuo) e l'Emilia e Romagna (+1,7% l'anno). Nel Sud la regione piu' dinamica sara' probabilmente la Sardegna (+1,2% in media), mentre Basilicata e Molise viaggeranno a tassi di crescita inferiori all'1%". Sempre secondo l'Osservatorio "le zone a maggiore sviluppo nei prossimi anni saranno concentrate sul Tirreno centrale (con una appendice nel Nord della Sardegna) e nel Piemonte meridionale. Altri nuclei di crescita, ma piuttosto isolati, potrebbero svilupparsi nel Nord Est e nella Sicilia meridionale". "Probabilmente - prosegue il rapporto - non recupereranno i ritmi di crescita pre-crisi alcune zone interne dell'Abruzzo e della Campania; la costa centro occidentale della Sardegna; la Sicilia centrale; alcune aree della Toscana e del Lazio meridionale; varie province del Nord-Ovest". "Tra i maggiori comuni del Sud, nei prossimi anni dovrebbero registrare una crescita tra il 3% e il 5% l'anno: Avellino, Caserta, Ragusa, Palermo e Catania - si sottolinea ancora - dovrebbero crescere oltre il 2% l'anno: Catanzaro, Crotone, Aversa, Taranto. Olbia, Sassari, Pescara. Il Pil potrebbe invece contrarsi (a ritmi compresi tra il -1,5% al .0,6% l'anno) in alcuni grandi centri della Sicilia (Bagheria, Trapani, Agrigento, Vittoria, Marsala)". 

Secondo l'Osservatorio, mentre si nutrono grandi speranze sulla nuova governance delle politiche territoriali "per riprendere un percorso di crescita sara' necessario un piano strutturato di politica industriale che detti temi e tempi, interventi e risorse per riprendere un percorso virtuoso di sviluppo e dia attuazione ai programmi con meccanismi efficaci di governance che coniughino le strategie di programmazione nazionale con le specificita' territoriali. In altri termini, piano nazionale della logistica, Masterplan e patti per lo sviluppo dei territori, dovranno essere coniugati con politiche attente al superamento dei deficit strutturali del sistema produttivo sul piano delle dimensioni aziendali, delle capacita' patrimoniali e finanziarie, delle dimensioni organizzative, tecnologiche, innovative, nonche' sul piano dell'internazionalizzazione. Le stime e le previsioni dell'Obi forniscono un quadro ricco di luci ed ombre e al di la' di qualche temporaneo miglioramento, segnalato anche dalle ultime stime territoriali dell'Istat per il 2015, e di alcune punte di eccellenza, gran parte del Mezzogiorno continua a perdere terreno rispetto alle altre macro-regioni. Le costruzioni vanno ancora male e continueranno a soffrire in assenza di "grandi opere" o di una campagna di miglioramento sismico e ambientale delle abitazioni. L'industria si sta riprendendo, ma non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi. Si intravedono tuttavia alcuni segnali di ripresa soprattutto nei settori del TAC 3.0, rappresentato dal turismo, dalla filiera agro-alimentare e da quella della cultura . L'Osservatorio ribadisce la necessita' di uno sviluppo equilibrato tra i settori a livello locale "(ovvero evitare la specializzazione spinta, che espone a rischi maggiori in caso di shock); puntare sul Tac 3.0; favorire la creazione di altri sentieri di sviluppo con opere infrastrutturali che fungano da aggregatore delle diverse attivita'; puntare su incentivi molto mirati e specifici, invece di disperdere risorse in interventi a pioggia che sono del tutto inefficaci".

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