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Pubblicato il 29/11/2013 08:08

"Abruzzo, un viaggio nel tempo", di Estella Canziani

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Un viaggio nel tempo durato cento anni porta Giorgio Marcoaldi a confrontarsi con Estella Canziani, una giovane antropologa inglese che, nell'agosto 1913, visitò alcune località abruzzesi e immortalò con illustrazioni e disegni i paesaggi e le tradizioni della regione, all'epoca conosciuta solo da pastori e briganti. Da questa esperienza nasce "Abruzzo, un viaggio nel tempo", un libro che racchiude un itinerario visivo e culturale che attraversa le stesse città documentate nel volume di Estella "Attraverso gli Appennini e le terre degli Abruzzi" del 1928, dimostrando come due guerre mondiali, lo sviluppo e l'industrializzazione hanno lasciato incontaminati alcuni angoli nascosti d'Italia. "Un libro di coincidenze" lo ha definito Marcoaldi durante la presentazione di ieri pomeriggio, ospitata nella sede della Società Dante Alighieri, dove sarà presente una mostra dedicata al progetto fotografico, visitabile fino a venerdì prossimo. Il fotografo, infatti, venuto a conoscenza del libro di Canziani grazie a un dono offerto dall'orafo Giampiero Verna, presente all'evento con alcuni dei suoi monili artigianali, rimase affascinato dalla corrispondenza di alcune sue fotografie con le illustrazioni della giovane inglese. Il libro "Abruzzo, un viaggio nel tempo", opera prima della casa editrice CEMultimedia, ripercorre il cammino compiuto da Estella Canziani, accompagnata dal padre Enrico - presidente del comitato di Londra della Società Dante Alighieri dal 1912 al 1922 - attraverso i borghi di Castelvecchio, Santo Stefano, Calascio, Caste del Monte, Scanno, Cocullo e L'Aquila.
Non solo immagini, ma anche una grande ricerca etnologica alla base di "Abruzzo, un viaggio nel tempo". Partendo dalle testimonianze riportate da Estella Canziani, un patrimonio indiscusso per gli studi regionali, l'antropologa e ricercatrice etnografica Annunziata Taraschi ha collaborato nella stesura del volume, sottolineando "l' esigenza di un futuro basato sul recupero della propria identità culturale", come ha ribadito lei stessa alla presentazione di ieri. Il suo lavoro ha dimostrato che, come i paesaggi sono rimasti incontaminati, anche la memoria culturale si è "cristallizzata", riportando come esempio una filastrocca presente nei testi di Estella Canziani che viene ricordata anche ai tempi nostri, o la celebre festa dei serpari di Cocullo, visitata dall'antropologa inglese cento anni fa. Annunziata Taraschi è rimasta affascinata dalla meticolosità con la quale Canziani propose la ricerca della memoria sia materiale (monili, utensili e gioielli), sia immateriale con filastrocche, proverbi e dialetti, parlati dalla maggioranza della popolazione dell'epoca che per il 90% era analfabeta. Estella Canziani, infatti, si fece aiutare da orafi e sacerdoti per comunicare con gli abitanti dei borghi. In parallelo, anche Giorgio Marcoaldi si è "avvalso della collaborazione di alcune persone del posto" e quindi non è stato difficile ricreare le situazioni proposte dalla ricercatrice inglese. Anche se, come ammette lui stesso "c'è un'immagine in particolare di una donna con un bambino piccolo che io dovevo riprodurre in fotografia. Reperire il bambino, paradossalmente, non è stato facile"

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