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Pubblicato il 30/08/2012 09:09

Il cavaliere oscuro. Il ritorno

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Si chiude la trilogia di Nolan su Batman

 

Arriva nelle sale cinematografiche, dopo Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro, il terzo e ultimo capitolo della saga dedicata a Batman diretta dal regista inglese Christopher Nolan. Frutto della sceneggiatura scritta dal regista e da suo fratello Jonathan Nolan, il film colloca l'azione a otto anni di distanza da dove si era interrotta.

Dal punto di vista narrativo, i legami con i precedenti film sono più forti che mai. Il film sembra infatti funzionare di più se letto all'interno della trilogia di cui è parte. E questo è senza ombra di dubbio un limite. Le scene d'azione, per quanto imponenti, non risultano particolarmente coinvolgenti, molto probabilmente parchè Nolan tenta di radicalizzare all'interno del personaggio di Bruce Wayne/Batman i caratteri e i temi che ha ampiamente introdotto nei precedenti.

Il percorso interiore che conduce Wayne alla nascita di Batman, viene qui aggiornato e amplificato. La più grande battaglia che il protagonista sostiene è tutta interiore, tanto che per buona parte della pellicola è lontano dall'azione, tutto proteso a ricercare e a coltivare dentro di sé le qualità e le convinzioni che possano fargli affrontare la lotta su un nuovo piano. Come Batman Begins si ripresentano, secondo nuove formulazioni, situazioni e personaggi che, nel corso del primo film, gli avevano procurato una nuova consapevolezza di sé e del proprio ruolo, come il pozzo o il personaggio di Ra's Al Ghul. Così come Bruce Wayne aveva scelto di farsi simbolo creando Batman, così Gotham City, una volta di più, si fa specchio e simbolo di un mondo occidentale all'apice del proprio sviluppo e, dunque, della propria decadenza. Di qui la straordinaria somiglianza con New York, capitale dell'Occidente e simbolo designato di esso dall'attacco terroristico del 2001.

Gotham è una città che vive nell'ordine. Ma si tratta di un ordine basato sul controllo e su una bugia. Una bugia ritenuta necessaria per mantenere l'ordine del Simbolico, come aveva spiegato lo stesso Batman, con il suo sacrificio, al termine del film precedente. La rivoluzione architettata da Bane, il villain di turno, prende i caratteri vendicativi che le rivoluzioni, prima tra tutte quella francese, cui sembra fare esplicito riferimento, assumono. Il furore non porta con sé l'armonia, ma la distruzione, come ben sa Bane. L'idea che ci si muova sul'orlo del baratro, tra distruzione e salvezza è spesso rappresentata nel film attraverso i crolli verticali (magnifica la scena dello stadio durante la partita di baseball) o i ponti chiusi o fatti saltare in aria. Tutto, come negli altri due film, viene giocato sul filo della dualità: controllo/anarchia, ordine/caos, giustizia/vendetta.

Ogni tema o personaggio si rovescia nella propria immagine riflessa. Ma il ritorno non può che configurarsi anche come una rinascita, resa esplicita attraverso la figura di Blake, il poliziotto che riconosce a Batman il suo ruolo di eroe e che lo riconduce alle radici della sua scelta originaria. Il film è senz'altro denso di elementi e di temi, visivi e narrativi interessanti e appartenenti al mondo di Nolan, ma in quest'ultimo episodio non tutto viene gestito al meglio, manifestando sbavature che rasentano carenze di sceneggiatura.

Il cast resta invece assolutamente appropriato, da Christian Bale, in grado ancora una volta di dare spessore al personaggio che interpreta, a Anne Hathaway, sorprendente nei panni di Cat Woman, la migliore dai tempi della Michelle Pfeiffer del Batman di Tim Burton, passando per gli ottimi Michael Cane, Gary Oldman, Morgan Freeman, Tom Hardy e Joseph Gordon Lewitt. Ancora una volta, il doppiaggio rende un pessimo servizio alla pellicola e allo spettatore.

 

Rossella Cinquina    

 

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