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Pubblicato il 24/09/2012 10:10

L'Aquila prima e dopo il terremoto

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Mostra fotografica a Roma con gli scatti di Gianni Berengo Gardin

Inaugura mercoledi' 26 settembre la mostra 'L'Aquila prima e dopo'. Fotografie di Gianni Berengo Gardin presso il Museo di Roma in Trastevere. Promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale, in collaborazione con Contrasto e One Group, la mostra e' a cura di Alessandra Mauro e Suleima Autore. E' proposta nell'ambito del festival 'FotoLeggendo', organizzato e prodotto da Officine Fotografiche, con la direzione artistica di Tiziana Faraoni.

'FotoLeggendo' e' promossa dalla Provincia di Roma e dal Municipio Roma XI, Assessorato alle Politiche Culturali e della Memoria. L'esposizione restera' aperta al pubblico fino all'11 novembre. La citta' dell'Aquila prima e dopo il terremoto, in un percorso espositivo che presenta la toccante testimonianza di un grande maestro della fotografia a tre anni dalla tragedia del 6 aprile 2009.

ll rapporto tra Gianni Berengo Gardin e L'Aquila risale a 16 anni fa, quando il fotografo aveva immortalato il calore della gente e la straordinaria architettura della citta'. Dopo anni di lavoro sul posto, il fotografo e' tornato per testimoniare con le proprie fotografie lo stato in cui e' ridotta, dopo il terremoto, una citta' bloccata e ferita, con un centro storico trafitto da impalcature, nascosto da teli e travi, strade una volta brulicanti di suoni e di vita, ora deserte. 

Oltre alla documentazione delle condizioni in cui L'Aquila versa dopo il sisma, con le sue immagini Berengo Gardin compie un raffronto diretto, duro e inevitabile, tra il prima e il dopo. Un atto doloroso, ma dovuto, nei confronti di chi quotidianamente vive esiliato dalla propria vita, in un tessuto urbano che non lo rappresenta piu'.

Con il suo speciale e classico stile, in linea con la grande tradizione della fotografia impegnata, Berengo Gardin traccia un ritratto vibrante della realta' sociale di una citta' ferita che e' diventata il simbolo del nostro paese. "La cosa piu' impressionante -racconta il fotografo- e' il silenzio che c'e' per le strade. Non passa nessuno. Non ci sono i bambini che giocano, le donne che fanno la spesa, la gente che va in ufficio. C'erano solo quattro cani abbandonati che giravano. E io, che sono abbastanza vecchio, ricordo a Roma com'era San Lorenzo dopo il bombardamento degli americani. Avevo 14 anni ed era la stessa cosa. I cani randagi che giravano abbandonati per la citta', le case puntellate e questo silenzio di morte".

Accompagna la mostra un volume pubblicato da Contrasto e One Group.

 

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