"Se devo individuare una squadra che gioca secondo il mio modo di vedere il calcio, scelgo il Barcellona. Se invece devo indicare un modello di calciatore, dico Iniesta. Li abbiamo incrociati spesso negli ultimi anni, ed è una squadra che si diverte anche quando perde. Per me, questa è la cosa più importante". Parla così Marco Verratti, centrocampista del Psg e della Nazionale italiana, in un'intervista alla rivista 'Undici', in edicola da domani. "All'inizio, il mio modo di giocare metteva in difficoltà anche i compagni, non la buttavo mai", racconta l'ex Pescara. "Oggi hanno capito: se la gioco senza un'idea mi chiedono perché l'ho fatto. Anche il mio allenatore, Laurent Blanc, non mi rimprovera più. Se devo cambiare modo di giocare, tanto vale che comprino un altro"
Verratti riprecorre le tappe della sua carriera: "Il momento più bello della mia carriera è stato l'arrivo in prima squadra al Pescara. Passare dalla partita con gli amici a un match vero di un torneo professionistico mi ha emozionato più che vincere un campionato. Non mi hanno mai regalato niente. Se non giocavo mi dicevo che la colpa era mia, appena riuscivo a guadagnare il posto davo ancora di più in modo da mantenere la maglia da titolare". Rispetto al dualismo con Pirlo di cui si è molto parlato anche durante l'ultimo weekend di qualificazioni europee, Verratti è convinto che una coesistenza non sia solo possibile, ma forse addirittura necessaria: "Io e Pirlo siamo diversi. Io amo uscire dalla difesa palla al piede, lui ha la capacità di creare superiorità numerica con un lancio lungo"
A 23 anni ancora da compiere ha già vinto tre campionati francesi, due coppe di Lega, una coppa di Francia, tre Supercoppa di Francia ma ha mantenuto un idea molto precisa del gioco: "Io il calcio lo vedo ancora come un divertimento. L'organizzazione di squadra è importante, ma credo che ognuno debba metterci qualcosa di suo. Quando ero piccolo ero innamorato di Del Piero, ma ogni volta che guardavo una partita venivo colpito da un calciatore diverso". Sull'esperienza all'estero e sul paragone con l'Italia, Verratti ha le idee chiare: "I giovani all'estero hanno più libertà, se in Italia sbagli due volte non ti danno una terza possibilità. Ma dipende anche dal giovane in questione: Pogba, nel Manchester, non vedeva il campo. L'unica cosa che mi dispiace è che mio figlio non possa avere un'adolescenza felice come la mia, i calciatori cambiano squadra e città. Al massimo gli farò un fratellino con cui potrà giocare"
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