L'aquilano Giulio Petrilli ha annuciato che ricorrerà alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo "denunciando la violazione della Convenzione stessa da parte dell'Italia con le decisioni assunte dalla Corte d'Appello di Milano e dalla Cassazione che non mi hanno risarcito per un'ingiusta detenzione durata sei anni". Petrilli è stato sottoposto, anni fa, in regime carcerario speciale, con l'accusa di partecipazione a banda armata, caduta nel giudizio d'appello, dopo sei anni, con l'assoluzione. I motivi addotti dai magistrati, per il non risarcimento - ricorda Petrilli - sono le mie 'cattive frequentazioni', che hanno indotto in errore gli inquirenti. Il legale con una attenta e meticolosa difesa ha asserito, che questi provvedimenti sono in antitesi con vari articoli della Convenzione Europea, in particolare con l'articolo 5 comma 3 e 5, con l'articolo 6 comma 2, l'articolo 17 e l'articolo 3 del protocollo n. 7 della Convenzione del 22.11.1984. Tutti articoli che ruotano attorno al principio che: ogni persona vittima di arresto o di detenzione ingiusta ha diritto a una riparazione e che ogni persona, ha diritto di essere giudicata entro un termine ragionevole o di essere messa in liberta' durante la procedura. La Corte Europea non puo' accettare che un principio sacrosanto come l'inviolabilita' della liberta' personale, venga violato con un provvedimento di detenzione ingiusto e chi ha subito questo sopruso non venga risarcito", commenta infine Petrilli
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