Sono in aumento in Italia le malattie infiammatorie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn: attualmente si puo' stimare che in Abruzzo sono circa 2 mila le persone affette da queste patologie, secondo una stima fatta durante il convegno nazionale che si e' svolto nel dipartimento di Medicina dell'Aquila, organizzato dal Gruppo italiano di studio per le Malattie croniche infiammatorie intestinali Ig-Ibd, in collaborazione con le Unita' operative di Gastroenterologia e Anatomia Patologica dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila. Della necessita" di una gestione interdisciplinare si e' parlato nel convegno nazionale dell'Aquila: "Si tratta di malattie molto complesse, che vengono gestite da gastroenterologi che richiedono visite ripetute oltre ad esami endoscopici, radiologici ed istologici. C'e' quindi necessita' della collaborazione di diversi specialisti per una corretta diagnosi e una giusta terapia", spiega il professor Giuseppe Frieri, direttore del reparto di Gastroenterologia epatologia e nutrizione a direzione universitaria. "Il convegno ha visto la partecipazione dei piu' grossi esperti nazionali di anatomia patologica e gastroenterologi - spiega ancora il professore - e ha avuto l'obiettivo di trovare i piu' efficaci mezzi per coordinare l'aspetto clinico con i rilievi isto-patologici. E' emerso infatti che la collaborazione tra i vari attori che si occupano di queste malattie non sempre e' cosi' completa, come avviene invece nei centri specialistici". Tra i relatori Vincenzo Villanacci, riferimento internazionale per l'anatomia patologica, Ambrogio Orlando da Palermo e Michele Comberlato da Bolzano, due tra i gastroenterologi di spicco in ambito europeo. "Queste malattie, che colpiscono l'intestino dell'uomo, hanno un'incidenza di 5-10 nuovi casi ogni 100 mila abitanti e una prevalenza non ancora ben definita perche' "non esiste ancora un registro pazienti - aggiunge Frieri - aspetto a cui la Unita' operativa di Gastroenterologia sta lavorando". Per Frieri, "si tratta di malattie tipiche dei Paesi occidentali e industrializzati e praticamente assenti nei paesi in via di sviluppo. A parte i fattori genetici, quindi, ci sono fattori ambientali identificabili forse nel cibo, ma sicuramente nello stile di vita che influiscono sull'incremento di queste malattie. Anche i fattori emotivi sono in qualche modo coinvolti, ma solo come causa scatenante, non nella genesi della patologia". "Per quanto riguarda la cura, queste patologie "hanno bisogno di una terapia continua per tutta la vita. Ma fortunatamente si dispone di farmaci che, con il giusto controllo, possono essere assunti serenamente con il minimo danno possibile all'organismo"
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