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Pubblicato il 24/04/2014 08:08

Accusata di infanticidio giovane 20enne nel Pescarese

pescara, Civitaquana, infanticidio

Una ventenne di Civitaquana è stata sottoposta a fermo di indiziato di delitto con l'accusa di infanticidio. La giovane, arrivata al settimo-ottavo mese di gestazione, con l'aiuto di alcuni conoscenti ancora da identificare, nel periodo compreso tra la fine di gennaio e la meta' di febbraio, ha abortito con la conseguente morte del neonato. Il tutto sarebbe avvenuto in una struttura non accreditata dal servizio sanitario.

Ad occuparsi delle indagini, che vanno avanti dai primi del mese, sono i carabinieri della compagnia di Penne e della stazione di Civitaquana. La vicenda, ancora non del tutto definita, vede protagonista una giovane sottoposta il primo aprile a fermo per infanticidio in condizioni di abbandono morale e materiale e occultamento di cadavere. La misura cautelare, di cui viene data notizia solo oggi, era stata convalidata il 3 aprile con la contestuale applicazione della misura cautelare in carcere da parte del gip Maria Carla Sacco. La ventenne e' stata sposata con un 28enne dal quale si e' separata nel corso di una gravidanza.

Stando alle indagini, la giovane avrebbe poi proceduto ad occultare le spoglie del feto con la complicita' di altre persone. I carabinieri della compagnia di Penne, supportati anche da personale della sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato di Pescara e sotto la direzione dei sostituti procuratori della Repubblica Annalisa Giusti e Andrea Papalia, stanno ora esaminando le posizioni di un ginecologo della provincia di Pescara e di un infermiere in pensione, nonche' di alcune persone solitamente frequentate dalla giovane che potrebbero essersi adoperate per occultare l'accaduto e le tracce dell'avvenuto decesso del piccolo. Le indagini sono in corso anche con il supporto del personale del RIS dei carabinieri di Roma per gli accertamenti tecnici su alcuni luoghi di probabile sviluppo della vicenda che non e' agevolmente definibile anche per la scarsa collaborazione alle indagini da parte dell'interessata, da alcuni suoi familiari e dalle persone che frequenta

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