Le cure oncologiche sono il regno della mobilita' sanitaria e delle risorse 'a tempo'. E' quanto emerge dal Rapporto 2012 dell'Osservatorio civico di Cittadinanzattiva.
Il primo dato allarmante e' il peggioramento registrato in molte regioni nei programmi di adesione allo screening per il cancro alla mammella, alla cervice uterina e al colon retto. Nel 2010 solo Emilia Romagna, Piemonte, Umbria hanno mantenuto una buona copertura di adesione; Lombardia, Abruzzo, Molise e Basilicata hanno registrato trend al ribasso; le altre sono rimaste su livelli troppo bassi. Le segnalazioni al Tdm da parte di cittadini con tumore hanno mostrato, nel corso del 2012, difficolta' di accesso alle prestazioni sanitarie maggiori nelle aree del Sud e soprattutto per le lunghe liste di attesa: dicono di aver avuto difficolta' di accesso alle cure oncologiche il 74% dei meridionali, rispetto al 33% degli abitanti del Centro e al 22% del Nord.
In ambito oncologico e' molto sviluppato il fenomeno della 'migrazione sanitaria': per prestazioni ospedaliere si fugge prevalentemente da Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise, Provincia autonoma di Trento e Valle d'Aosta; per la chemioterapia, e' soprattutto il Veneto la regione da cui si fugge di piu', mentre un indice di attrazione molto forte lo registra il Friuli Venezia Giulia. Anche l'accesso ad alcuni farmaci di ultima generazione per la cura dei tumori mostra diverse realta' all'interno del Paese: su 18 specialita' farmaceutiche prese in esame, il Molise non ne eroga 7, la Valle d'Aosta 5, la Basilicata 4. Inoltre, regioni come Emilia Romagna, Molise, Umbria e Veneto pongono limitazione aggiuntive rispetto a quanto previsto dall'Aifa per l'uso di tali farmaci, ed ancora alcune, Puglia, Emilia Romagna, Umbria e Veneto ne consentono l'accesso solo dietro richiesta motivata da parte del medico prescrittore. Piuttosto diffusa, inoltre, la sensazione fra i cittadini che l'accesso ad un farmaco costoso sia piu' facile ad inizio anno, che non alla fine quando le Asl per problemi di budget sembrano porre piu' limiti: il 29,5% dei pazienti, secondo una recente ricerca Censis-Favo, segnala questo aspetto.
Il parto indolore resta una chimera per la maggior parte delle future mamme italiane. Solo la Valle D'Aosta e il Friuli Venezia Giulia, infatti, erogano l'epidurale nel 100% dei casi, mentre si arriva all'estremo del Molise, dove nessun centro offre alle partorienti il servizio. E' la fotografia scattata dal Rapporto 2012 sul federalismo in sanita' di Cittadinanzattiva che ha valutato 580 punti nascita (indagine Siaarti 2012).
Trentino (86,7%) e Toscana (84,2%) sono tra le Regioni piu' 'virtuose' mentre in coda si fermano la Sicilia (6,2% dei punti nascita) e Basilicata ed Abruzzo (14,3%). Ancora piu' variegata la copertura gratuita ed h24 del servizio di analgesia: in generale al Nord sono le strutture piu' grandi (con oltre 1000 parti l'anno) ad offrire l'epidurale gratuitamente h24, al Sud cio' avviene soprattutto nelle strutture piccole, Veneto e FVG le piu' virtuose.
Peraltro, si osserva sempre nel Rapporto, dei 158 punti nascita con meno di 500 parti l'anno censiti nel 2009 (la soglia minima di 'sicurezza'), a luglio 2012 solo 20 sono stati chiusi, di cui 9 in Calabria.
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