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HOME » CRONACA » CRAC VILLA PINI, PARLANO I CONSULENTI DELLA DIFESA
Pubblicato il 09/05/2015 07:07

Crac Villa Pini, parlano i consulenti della difesa

Una corposa consulenza preparata dal commercialista Sergio Spinelli e illustrata in aula dallo stesso professionista ha caratterizzato oggi l'intera udienza dinanzi al Tribunale di Chieti dove e' ripreso il processo per la bancarotta fraudolenta del gruppo Villa Pini e che vede quale principale imputato l'ex magnate della sanita' abruzzese Vincenzo Maria Angelini e altre cinque persone a vario titolo imputate con lui. Attraverso la consulenza, la difesa di Angelini, con l'avv. Gianluigi Tucci, ha cercato di dimostrare che non vi fu distrazione di denaro e che il passivo fallimentare e' di gran lunga inferiore a quello delineato dalla curatale. Il periodo preso in esame dal consulente e' soprattutto quello che va dal 2005, fino al 2009 quando per Villa Pini sono acclarati i sintomi di una situazione che e febbraio del 2010 avrebbe portato, come noto, alla declaratoria di fallimento. In particolare Spinelli si e' soffermato sulla vicenda dei 32 milioni di euro che nell'ambito di una cessione di quota da Novafin, cassaforte del gruppo, alla societa' Verde, soldi che secondo l'accusa vennero in realta' distratti per poi finire nelle tasche di Angelini. Ma per la difesa di Angelini di quel denaro all'imprenditore restarono solo un paio di milioni e si tratto' di una normale operazione di cessione di quote sulla quale Angelini e la moglie Anna Maria Sollecito, anche lei imputata, nel 2006 pagarono al Fisco un affrancamento pari al 4% per un totale di 3 milioni e 600.000 euro. ''Intanto sono 30 milioni - ha spiegato Spinelli - e di quei soldi 13 milioni e 600.000 sono entrati nei conti correnti del dott. Angelini, 17 non sono entrati sui conti correnti di Angelini ma comunque noi siano stati in grado di ricostruire le destinazioni dell'intero ammontare e tra questi gli 8 milioni e 550.000 euro di dazioni ai politici abruzzesi, le restituzioni alle societa', 2,8 milioni alla cassa, i soldi dati ai medici e ai dipendenti''. Dunque anche nel processo in corso a Chieti e' riemerso un pezzo di sanitopoli anche se, va detto, non sono stati fatti nomi, e non si e' usato il termine tangenti ma dazioni ai politici abruzzesi. Netta la divergenza, fra curatela e difesa, anche sull'ammontare del deficit fallimentare: un miliardo di euro secondo la curatale, circa 380 milioni di euro secondo la consulenza di Spinelli: una somma che ricomprenderebbe i 136 milioni di perdite che il gruppo Villa Pini maturo' fra il 2008 e il 2009, in coincidenza con il crollo del budget sanitario, e i crediti non riscossi. ''A nostro giudizio - ha detto Spinelli - non esisteva uno stato di insolvenza ma solo di sofferenza finanziaria''. Dunque, secondo la difesa, ci sarebbero stati i margini per evitare il fallimento. Prossima udienza il 5 giugno. 

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