Promuovere una nuova cultura della difesa del suolo che sposti l'attenzione dall'emergenza alla prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico. Lo ribadisce l'A.Di.S., l'Associazione Nazionale Difesa del Suolo che ha appena rinnovato in direttivo con l'aquilano Carlo frutti alla presidenza. Vice presidente vicario Giovanni Masciarelli (Abruzzo) - settore pubblico e ordini professionali. Vice presidenti Gaetano Gentile (Sicilia) - settore imprese -; Maurizio Ponte (Calabria) - settore universita' -; Nicola Sciarra (Marche) - settore universita' e ricerca -; tesoriere Dino Pignatelli (Abruzzo) - settore neve -; segretario Michele Aureli (Abruzzo) - settore geologico. "Ripartiamo dalla notizia - scrive Frutti in una nota - che il Capo del Dipartimento per le politiche di coesione istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Donato, ha comunicato alla Regione Abruzzo il via libera del governo a 87 interventi di difesa del suolo per un ammontare complessivo di 28 milioni 851.623 euro e dall'impegno della Giunta regionale abruzzese che ha deciso di riprogrammare tali risorse per la difesa del suolo allo scopo di fronteggiare le situazioni di maggiore criticita' conseguenti l'aggravarsi dei fenomeni di dissesto idrogeologico che interessano il territorio abruzzese definito dal Presidente D'Alfonso '...il problema principale per l'Abruzzo in questo momento'. Il programma prevede molti interventi che speriamo siano letti in un quadro d'insieme di programmazione vera e tutela del territorio e non solo come 'finanziamenti' a pioggia a riparare 'emergenze' ed 'urgenze'" Secondo Frutti "occorre, infatti, intervenire subito sul territorio ben comprendendo che la spesa per i danni a persone e cose a seguito di un dissesto idrogeologico e' almeno dieci volte superiore ai costi di una attenta prevenzione. Ogni intervento va considerato, pensato, gestito e realizzato al pari di un investimento con progetti chiari, soluzioni efficaci e definitive, di lunga durata, con ridotta manutenzione, a basso impatto ambientale, di rapida esecuzione, integrandoli nel tempo con un idoneo monitoraggio ed una costante manutenzione. Affrontare un sistema territoriale, insieme di ambiente naturale e costruito, dal punto di vista della sostenibilita', implica - osserva il presidente dell'Adis - la necessita' di ristabilire legami corretti tra popolazione e ambiente, tra risorse ambientali e lavoro umano, tra economia ed ecologia. Non sono, altresi', esaustivi i numerosi piani (leggi Pai) e la pletorica (e costosa) cartografia prodotti senza una puntuale e condivisa conoscenza, tra tecnici ed imprese, tra amministratori locali e parti sociali, delle problematiche, delle emergenze, delle modalita' d'intervento e delle tecnologie innovative da applicare, senza una nuova cultura della qualita' nelle scelte progettuali ed esecutive".
"Un programma serio di messa in sicurezza del territorio che consenta a questo Paese di non cadere a pezzi piu' di quanto stia facendo. E l'unica ricetta e' la prevenzione che si puo' fare con le risorse che ci sono ma che, bisogna immaginare un percorso piu' strutturato di messa in sicurezza, che preveda investimenti non eclatanti, ma certi e sicuri. Piu' di 6.600 comuni italiani, centinaia in Abruzzo, in pericolo per la fragilita' del suolo; 8 comuni su 10 sono ad alto rischio e quando piove, o nevica, o soffia forte il vento, ce ne accorgiamo drammaticamente, per non parlare del rischio sismico e di quello inquinamento. Per un piano vero e concreto di riassetto idrogeologico - sostiene Carlo Frutti - servirebbero circa 40 miliardi. L'Italia - e' ancora Frutti - e' stretta in una morsa, da un lato il quadro normativo confuso in cui si intrecciano norme europee, nazionali, regionali che faticano ad integrarsi perche' prive di un disegno unitario e coerente e dall'altro l'inadeguatezza delle risorse finanziarie che impediscono di realizzare misure strutturali di difesa dal rischio idrogeologico. Per questo non e' pensabile che lo Stato abdichi ad un intervento urgente ed indispensabile di messa in sicurezza del territorio con una programmazione di opere di prevenzione che superi, pero', il concetto dei confini amministrativi e si ragioni con un'unita' di territorio, ad esempio il bacino idrografico, evitando di lasciare, come spesso avviene, la scelta degli interventi alle singole amministrazioni comunali senza tener conto di un quadro d'insieme. Su un territorio in stato di devastazione come quello italiano non basta, infatti, intervenire 'puntualmente' per consolidare versanti e centri abitati, ne' per alzare argini. Allora - commenta infine il riconfermato presidente dell'Adis - pensiamo realisticamente ad un piano pluriennale di messa in sicurezza del territorio, anche con l'intervento di investimenti privati, comprendendo che la sicurezza e' sinonimo di sviluppo: un territorio sicuro garantisce investimenti e crea occupazione".
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