Lo stress per condizioni ambientali non favorevoli e' tra le cause attualmente piu' probabili del disorientamento che spinse allo spiaggiamento di massa sette capodogli sulle coste meridionali abruzzesi della riserva di Punta Aderci, a Vasto. Il 12 settembre del 2014 quattro esemplari riuscirono a riprendere il largo mentre per tre non ci fu nulla da fare. A sette mesi dall'evento che mobilito' studiosi, forze dell' ordine e volontari, oggi i risultati dell'esame necroscopico condotto da Sandro Mazzariol, che diresse le operazioni a Vasto e coordina l'Unita' di Intervento per la necroscopia dei grandi cetacei per il ministero dell'Ambiente. Secondo l'esperto il branco avrebbe seguito il suo leader: il soggetto femmina gravida, di 40 anni, che pero' aveva un grosso calcolo renale. Alla base, poco cibo e disidratazione. Situazione di stress che avrebbe prodotto disfunzioni cerebrali tali da far perdere l'orientamento. Non quindi, al momento, fonti sonore.
La presenza di bolle di gas che fu trovata nelle carcasse non sarebbe, per Mazzariol, diretta conseguenza delle ricerche petrolifere con tecnica dell'air-gun, come qualcuno ipotizzo'. A tenere aperto il nodo degli eventi traumatici di origine antropica e' il presidente nazionale del Centro studi cetacei onlus, Vincenzo Olivieri, che, commentando le ipotesi conclusive di Mazzariol, sottolinea la difficolta' di appurare l'esatta causa della morte. "E' evidente - dice Olivieri lanciando una provocazione bonaria - che nei cetacei non c'e' 'scatola nera'. L'ipotesi di Mazzariol e' accettabile. Resta lo spiaggiamento di esemplari che complessivamente erano in buono stato di salute". Mazzariol dal canto suo spiega che "le ricerche geologiche risultano come le meno probabili tra le cause di disorientamento in quanto non sappiamo con certezza quali siano le lesioni conseguenti a queste emissioni sonore. Ci siamo confrontati con altri colleghi e con la letteratura esistente. Quando i capodogli sono esposti a questo tipo di fonti sonore generalmente smettono di mangiare per il 19 per cento del loro tempo e tutto cio' puo' portare a un processo di dimagrimento". I capodogli di Vasto sono stati trovati digiuni. Condizione che potrebbe essere conseguenza dei bassi fondali dell'Adriatico che non consentono immersioni tali per raggiungere il cibo. Quindi, "la cosa piu' probabile e' che l'insufficienza renale sofferta dalla guida del gruppo abbia portato poi portato allo spiaggiamento di massa". La gran parte degli spiaggiamenti in Adriatico sono avvenuti dal 1500 ad oggi tra le coste marchigiane all'altezza di Pesaro e il Gargano, in Puglia. "Una volta entrati in Adriatico per loro e' la fine", spiega. Quello sulle coste abruzzesi e' stato il 2/o per numero nel Mediterraneo. Episodio analogo avvenne in Puglia il 10 dicembre 2009 a seguito del quale fu istituita una task-force.
© Riproduzione riservata
Utenti connessi: 1
Condividi: