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Pubblicato il 21/02/2013 01:01

Inchiesta Ato, rinviati a giudizio D'Ambrosio e Angelucci

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Condannato Bernardini, segretario generale della Provincia di Pescara

L'ex presidente dell'Ato Giorgio D'Ambrosio, attuale sindaco di Pianella, e' stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea, nell'ambito dell'inchiesta sull'Ato numero 4 pescarese. Oltre a lui sono stati rinviati a giudizio anche l'ex sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma, l'ex sindaco di Francavilla Roberto Angelucci, entrambi ex componenti del cda Ato; Vincenzo Di Giamberardino, ex dipendente Ato;Fabio Ferrante, dipendente Ato;Franco Feliciani, ex componente del cda Ato; Gabriele Pasqualone, ex componente cda Ato; i dirigenti Ato Nino Pagano e Alessandro Antonacci; Sergio Franci, ex consulente, Ercole Cauti, imprenditore; il professore Luigi Panzone.

Il gup ha inoltre condannato alla pena di un anno di reclusione Fabrizio Bernardini, segretario generale Ato e della Provincia di Pescara. Bernardini e' stato anche interdetto dai pubblici uffici per un anno.

Il gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha condannato il segretario generale dell'Ato e della Provincia di Pescara, Fabrizio Bernardini, anche al pagamento di 3mila euro, oltre alle spese legali, quale danno morale nei confronti dell'associazione Codici Abruzzo, che si era costituita parte civile. A renderlo noto e' il segretario pescarese di Codici, Domenico Pettinari.
Secondo Pettinari 'e' una delle prime volte che a Pescara viene riconosciuto il danno morale nei confronti di un'associazione da parte di un amministratore pubblico'.
Nell'esprimere soddisfazione per la sentenza, il segretario di Codici chiede al presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, di 'revocare l'incarico di direttore generale e di segretario generale dell'ente a Bernardini. Stessa richiesta - conclude Pettinari - viene avanzata al Commissario straordinario dell'Ato, Pierluigi Caputi'.

E' stata invece assolta perche' il fatto non costituisce reato Silvia Robusto, ex dipendente Ato.

Il gup ha poi prosciolto D'Ambrosio, Angelucci, Pasqualone, Cordoma e Bernardini dall'accusa di falso per soppressione.

Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di peculato, corruzione, abuso d'ufficio, falsita' materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita' ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell'articolo 97 della Costituzione. I fatti si riferiscono al periodo tra il 2003 e il mese di dicembre 2007. Nel mirino del pm Valentina D'Agostino un utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell'Ato per fini propri. Il presidente D'Ambrosio, ad esempio,e' accusato di aver usato l'auto dell'ente per assolvere ai propri impegni politici a Roma, dove si recava in qualita' di parlamentare, con spese a totale carico dell'Ato per cio' che riguarda benzina-telepass e numerose multe al Codice della Strada. 

 

 

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