Per commettere una rapina oggi non servono più pistole né armi sofisticate ma è sufficiente il click di un mouse. Sono i cosiddetti Cyber Attack o violenze informatiche, frodi in costante aumento che hanno portato l'Italia a vestire la “maglia nera” tra le nazioni più colpite da attacchi informatici in tutta l’Europa occidentale e Nord America.
Qualsiasi forma di transazione, movimento finanziario, comunicazione ed innumerevoli altre operazioni del vivere quotidiano sono infatti digitalizzate e viaggiano sulle reti telematiche. Anche il semplice pagamento di una bolletta non sarebbe possibile oggi senza passare per l'ambiente cibernetico, il volume d'affari dell'e-commerce italiano è in costante crescita e in più i patrimoni informativi aziendali, istituzionali e anche privati sono oramai quasi totalmente digitalizzati.
Facile immaginare come questa rivoluzione, in settori che richiedono una particolare attenzione alla sicurezza, abbia investito anche il crimine determinando la nascita di nuove fattispecie di reato.
Di questi nuovi reati, ma soprattutto di strategie in campo per arginarli, si parlerà nel convegno “Violenza informatica e Cyber Attack: Di.F.e S.I.?”, acronimo che sta per Digital Forensics e Sicurezza Informatica, che sarà ospitato dalla sala convegni della Fondazione PescarAbruzzo il prossimo 29 novembre.
L'appuntamento è organizzato dal Siulp di Pescara (Sindacato italiano unitario lavoratori di Polizia) in collaborazione con l'Associazione Nazionale Forense e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio Regionale, dall'Università d'Annunzio e da Confindustria Abruzzo. “La protezione delle informazioni da accessi abusivi e da manipolazioni è un problema molto serio – sostiene il Siulp Pescara – troppo spesso ignorato e ampiamente sottovalutato nelle sedi deputate a valutarlo e contrastarlo. E' del tutto assente la cultura della sicurezza, così come è molto attenuata a percezione del crimine informatico”. I dati, in verità, confermano quanto affermato dal Siulp: la tendenza dei Cyber Attack parla di un più 36% nel 2011 che, se incrociato con un altro dato ancor più preoccupante, secondo il quale sarebbe aumentata del 42% la percentuale di quelli andati a buon fine, rende la dimensione del problema.
“Ovviamente anche le investigazioni digitali sono state investite dalla medesima rivoluzione consentendo l'introduzione di nuovi strumenti e tecniche”. Ecco dunque la nascita della Digital Forensics, la disciplina che si occupa dello studio e dell'applicazione delle tecniche di individuazione, acquisizione, conservazione, valutazione, analisi e presentazione dei dati digitali in maniera tale da essere validi in sede probatoria. Una disciplina che però, stando a quanto confermato anche dagli esperti, soffre ancora della mancanza, in Italia, di una normativa efficace e di un protocollo operativo preciso.
© Riproduzione riservata
Utenti connessi: 1
Condividi: