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Pubblicato il 02/05/2013 09:09

Maxi operazione contro l'immigrazione clandestina

finanza, pescara, fiamme gialle, immigrazione clandestina

L'organizzazione aveva la base in Lombardia e ramificazioni nel pescarese

Ha interessato anche la provincia di Pescara l'operazione della Guardia di Finanza di Bergamo che ha portato all'esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare (3 in carcere e 6 ai domiciliari). Le Fiamme Gialle hanno stroncato una banda composta da italiani ed extracomunitari specializzata nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina su larga scala. Le ordinanze sono state eseguite nei confronti di 3 italiani, 2 indiani 2 pakistani e 2 marocchini tutti da tempo residenti a Bergamo e provincia, e complessivamente sono state indagate 33 persone di cui 15 italiani e gli altri stranieri (pakistani, indiani, marocchini e bengalesi). 

Le indagini hanno permesso di individuare un'organizzazione operante in provincia di Bergamo e nel bresciano, con ramificazioni a Milano, Monza, Ragusa, Pescara e Matera. Analizzando oltre 1500 visti di ingresso per immigrati di origine marocchina, tunisina, egiziana, indiana, bengalese e pakistana se ne sono scoperti 300 ottenuti sulla base della documentazione fittizia prodotta dai datori di lavoro italiani. I titolari degli altri 1200 dopo aver superato i controlli della polizia di frontiera non hanno richiesto il permesso di soggiorno, per mancanza dei requisiti, e si sono dati alla clandestinita'. Gli imprenditori compilavano false liste aziendali per eludere la normativa sull'immigrazione mentre i pubblici funzionari assicuravano il buon esito delle istanze. Gli imprenditori italiani coinvolti, oggetto anche di controlli fiscali, dichiaravano falsamente di necessitare di lavoratori stranieri soprattutto nel settore agricolo ed edile, assumendone poi una minima parte. In altri casi le assunzioni sono risultate completamente fittizie, e i lavoratori venivano dichiarati all'INPS solo per percepire indebitamente l'indennita' di disoccupazione o altre forme di sostegno sociale. L'organizzazione prometteva agli immigrati di ottenere un singolo visto di ingresso apparentemente regolare ma per il quale erano richiesti 7000 euro; c'erano poi forme estorsive e di minaccia nei confronti delle famiglie rimaste nei Paesi di origine per riscuotere il compenso. Gli immigrati entravano in Italia attraverso i varchi doganali di Trieste viaggiando in container o via mare dalla Sicilia. A Romano di Lombardia e' stato trovato un vero e proprio centro di distribuzione di documenti falsi, attestazioni mediche e certificati di studio stranieri

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