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Pubblicato il 09/07/2012 15:03

Omicidio Cagnetta: arma diversa da quella dell'omicidio Rigante

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I primi dati dei rilievi della polizia scientifica del Gabinetto interregionale di Ancona

Tommaso Cagnetta sarebbe stato ucciso per errore. E' quanto emerge dai primi  rilievi sugli accertamenti che la polizia scientifica del Gabinetto interregionale di Ancona sta portando avanti in merito all'omicidio del pregiudicato di 42 anni ucciso lunedi' scorso a Pescara nel cortile del "ferro di cavallo", a Rancitelli. Il presunto responsabile Angelo Ciarelli, nomade, 38 anni. L'uomo stava presumibilmente rincorrendo due tossicodipendenti che non avevano saldato il debito con una spacciatrice, dopo aver comprato droga al ferro di cavallo. Anche Cagnetta era all'inseguimento dei due e sarebbe stato colpito per sbaglio.

La mobile, diretta da Piefrancesco Muriana, ha arrestato Ciarelli e sequestrato la Renault Clio dei due tossicodipendenti. Su quest'auto sono state trovate le impronte della spacciatrice che avrebbe venduto la droga ai due, sul lunotto posteriore. Sulla portiera lato guida, invece, sarebbero state trovate le impronte proprio di Ciarelli, che quindi si trovava sul posto cosi' come indicato da alcuni testi. Ci sono poi altre impronte sul cofano motore ancora da identificare.

Importanti novità anche per quanto riguarda l'arma utilizzata. La pistola che avrebbe ucciso Cagnetta sarebbe diversa da quella che uccise il primo maggio scorso, l'ultra' pescarese Domenico Rigante. Per quell'omicidio sono finiti in carcere 5 rom, tutti Ciarelli. Tuttavia nessuna delle due armi e' stata trovata dalla Mobile. La polizia ha pero' arrestato 5 componenti della famiglia nomade Ciarelli per l'omicidio Rigante, e un altro componente della famiglia Ciarelli, Angelo, per l'omicidio Cagnetta. Nessuna di queste persone, tra l'altro, ha il porto d'armi. Quando la Mobile ha arrestato Angelo Ciarelli gli ha sequestrato 13 proiettili calibro 38 special che ha trovato nascosti in un tombino, dentro un calzino, vicino casa. Una terza arma, oltre queste due, sarebbe nella disponibilita' del clan, considerato che per il tentato omicidio di una nigeriana, avvenuto il 25 aprile, la Mobile ha arrestato Pasquale Di Giovanni, cugino dei Ciarelli, che lavora per la scuderia di famiglia. In quell'aggressione e' stata utilizzata una 7.65, anche questa mai trovata.

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