Non e' vero che le macerie pubbliche del crollo della Cattedrale di San Massimo dell'Aquila dopo il sisma del 6 aprile 2009 stessero per finire nella discarica di un privato con modalita' illecite. Lo ha stabilito il giudice monocratico del tribunale dell'Aquila, Giuseppe Grieco, che ha assolto con formula piena dalle accuse di smaltimento illecito e di rifiuti e di falso tre imputati. Si tratta dei gestori della discarica di Barisciano Pietro Panone, suo figlio Valentino, e del responsabile legale della ditta che ha commissionato il trasporto, Walter Franco Rosa. Gli imputati erano assistiti dagli avvocati Massimo Manieri per i Panone e Maria Teresa Di Rocco per l'imprenditore. L'inchiesta era scattata nel 2011, un cassone da 20 tonnellate, destinato all'impianto privato (e autorizzato) della ditta Panone era stato sottoposto a sequestro su ordine del sostituto procuratore Stefano Gallo. La procura, smentita dal verdetto del giudice di primo grado, ipotizzava la gestione illecita dei rifiuti, in violazione delle disposizioni contenute nel testo unico ambientale (152 del 2006) e contestava anche le modalita' del trattamento delle macerie: dall'assegnazione del codice fino al trasporto e alla loro collocazione in discarica. Secondo il pm, il recupero del materiale sarebbe stato impossibile perche' tutto, indistintamente, sarebbe finito in una buca nel terreno, per di piu' senza ricorrere alla filiera pubblica che vedeva impegnati, esercito e vigili del fuoco nel trasporto e i dipendenti della partecipata Asm nel trattamento.
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