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Pubblicato il 07/11/2013 21:09

Professore di Teramo pubblica uno studio sullo spiaggiamento dei cetacei

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La rivista ''Emerging Microbes and Infections'' (consorella della prestigiosa ''Nature'') ha dato spazio al contributo di Giovanni Di Guardo sul fenomeno

E' stato pubblicato online, sulla rivista ''Emerging Microbes and Infections'' (consorella della prestigiosa ''Nature'') un originale contributo sul fenomeno dello spiaggiamento dei cetacei, a firma di Giovanni Di Guardo, docente di Patologia generale e Fisiopatologia veterinaria presso la Facolta' di Medicina veterinaria dell'Universita' degli studi di Teramo, e di Sandro Mazzariol, del Dipartimento di Biomedicina comparata e di Scienza degli alimenti dell'Ateneo di Padova. ''Nel corso degli ultimi 20-25 anni - ha argomentato Di Guardo - la popolazione di stenelle striate (Stenella coeruleoalba) del mar Mediterraneo, piccoli delfini dalla forma slanciata e dalla lunghezza massima di un paio di metri, e' stata vittima di almeno quattro distinti eventi epidemici sostenuti da un nuovo agente morbillivirale, denominato Dolphin Morbillivirus (DMV), l'ultimo dei quali ha avuto come teatro durante i primi mesi del 2013 le coste tirreniche del nostro Paese, provocando la morte di almeno 125 individui, buona parte dei quali appartenenti alla specie anzidetta''. ''Al di la' del fatto, comunque rilevante - ha sottolineato il docente teramano - che potremmo attenderci negli anni a venire cicliche epidemie morbillivirali fra i cetacei e, piu' in particolare, fra le stenelle del Mediterraneo occidentale, analogamente a quanto sembra stia avvenendo anche nella popolazione di tursiopi (Tursiops truncatus) lungo le coste orientali statunitensi, molti sono gli interrogativi che questi drammatici eventi sollevano, primo fra tutti il ruolo potenzialmente svolto nella loro genesi ed evoluzione dai cambiamenti climatici cui stiamo assistendo con crescente frequenza, unitamente all'eventuale sinergismo ezio-patogenetico esplicato da certi contaminanti ambientali immunotossici che i cetacei, in qualita' di 'predatori apicali', sono in grado di accumulare in notevoli quantita' nei propri tessuti''. ''A cio' si aggiunge - ne ha concluso Di Guardo - una serie di fattori propri dell'agente virale, nonche' una serie di fattori propri dell'ospite, che in buona sintesi rappresentano i determinanti biologici in grado di governare le complesse e largamente ignote dinamiche d'interazione virus-ospite''.

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