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Pubblicato il 18/04/2013 18:06

Rapino, sequestrato uno stabilimento per inquinamento della falda

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Adulterazione di acque e disastro ambientale colposo sono alcuni dei reati di cui i soggetti indagati dovranno rispondere

Il Corpo Forestale dello Stato, ha posto sotto sequestro lo stabilimento di una societa' specializzata nel trattamento di pellami, attualmente in liquidazione, in esecuzione di un provvedimento emanato dal GIP di Chieti su richiesta del PM. Adulterazione di acque e disastro ambientale colposo sono alcuni dei reati di cui i soggetti indagati dovranno rispondere.

L'azienda, che ha sede a Rapino, avrebbe causato un grave inquinamento della falda acquifera, a causa dell'utilizzazione di sostanze chimiche, altamente inquinanti e cancerogene, finite, senza aver subito alcun tipo di depurazione, nel sottosuolo e nella rete fognaria. L'indagine condotta dal personale del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (N.I.P.A.F.) del Comando Provinciale di Chieti e coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Chieti, Andrea Dell'Orso, e' stata avviata a seguito delle denunce sporte da alcuni residenti della zona preoccupati dall'evidente inquinamento dell'acqua dei pozzi ed ha consentito di individuare nelle attivita' della conceria la causa del fenomeno di contaminazione. Le analisi chimiche delle acque dei pozzi, eseguite dall'ARTA di Chieti, hanno rivelato l'avvelenamento della falda acquifera da sostanze pericolose per la salute pubblica e, in parte, cancerogene; sostanze compatibili con la tipologia di solventi e prodotti chimici utilizzati nel ciclo di lavorazione della conceria.

Le indagini della Forestale segnano un passo importante in una vicenda che si protrae da diversi anni e per la quale lo stesso Sindaco di Rapino si era recentemente trovato costretto a vietare, con ordinanza, l'utilizzo dell'acqua attinta dai pozzi su tutto il territorio comunale. Storia vecchia, ma mai superata, visto che gli esiti delle perquisizioni effettuate sul posto inducono gli investigatori a ritenere che l'attivita' della conceria possa essere, di fatto, parzialmente proseguita anche successivamente alla formale messa in liquidazione della societa'. 

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