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Pubblicato il 29/05/2013 21:09

Sclerosi multipla, importante scoperta di un ricercatore

sclerosi multipla, valerio chiurchiù

Valerio Chiurchiu', giovane ricercatore romano, con il sostegno dell'Universita' di Teramo

Potrebbe essere una grande scoperta, quella che e' recentemente uscita dai laboratorio della Fondazione Santa Lucia di Roma. E' stata individuata una cellula del sangue che si ammala, nelle persone con sclerosi multipla. E' una cellula che dovrebbe avere una funzione protettiva, ma che smette di funzionare e, probabilmente, impedisce lei stessa a questi pazienti di reagire ai farmaci, anche a quelli piu' potenti. E' questo il frutto principale della ricerca condotta per 3 anni da Valerio Chiurchiu', giovane ricercatore romano, con il sostegno dell'Universita' di Teramo. "Abbiamo scoperto anche il responsabile del mancato funzionamento della cellula - ci spiega - Si tratta di un enzima, presente in misura molto elevata. Bloccando questo, pensiamo sia possibile sbloccare la cellula". Valerio Chiurchiu' ha 29 anni e un contratto di ricerca biennale presso l'Universita' di Teramo. E' uno dei tanti giovani ricercatori italiani precari, autori di ricerche importanti condannate alla stessa precarieta': "Abbiamo chiesto fondi per portare avanti questa ricerca - spiega Chiurchiu' - ma non sappiamo se, quando e quanto ci arrivera'". Si sa, pero', che da questi fondi dipendera' il destino di una delle tante ricerche da cui dipende la vita, o la qualita' di vita, di tanti pazienti. La storia di Valerio Chiurchiu', pero', non e' solo la storia di un ricercatore precario, ma e' anche quella di un giovane che conosce direttamente la malattia e che, forse proprio grazie a questa, e' arrivato alla ricerca. "Ho la sindrome di Silver Russel - spiega - che e' una specie di nanismo, ma senza disfunzioni fisiche: semplicemente, sono alto 1,50, ma non ho squilibri corporei. Nel lavoro, la mia disabilita' non comporta alcun problema". Problemi che non sono mancati, invece, negli anni della scuola: "Tutti mi prendevano ingiro: fino all'universita', non sono riuscito ad avere una vita sociale felice. Proprio per questo, credo, mi sono rifugiato nello studio: cercavo un campo in cui potessi sentirmi soddisfatto e dimostrare anche agli altri di cosa fossi capace. Ora i rapporti con i colleghi, gia' dai tempi dell'universita', sono ottimi. Oggi faccio il mio lavoro con la testa e con le mani, la mia statura non mi crea nessuna difficoltà".

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