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Pubblicato il 23/10/2013 23:11

Sono 250-300 le donne che si prostituiscono nell'area metropolitana pescarese, circa 60 delle quali in strada

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E' questo uno dei risultati che emergono da 'Punto e a capo sulla tratta', primo rapporto sullo sfruttamento curato da Caritas Italiana

La costa abruzzese e' una delle aree con la piu' alta concentrazione di appartamenti in cui si verificano episodi di sfruttamento a fini sessuali. E' questo uno dei principali risultati che emergono da 'Punto e a capo sulla tratta', primo rapporto sullo sfruttamento curato da Caritas Italiana, Cnca (Coordinamento Nazionale Comunita' di Accoglienza), On The Road Onlus e Gruppo Abele. I promotori dell'iniziativa evidenziano, inoltre, come l'Abruzzo emerga, in senso negativo, per la mancanza di finanziamenti a progetti sociali. I risultati dell'indagine sono stati presentati nel pomeriggio in un convegno a Montesilvano, la stessa citta' in cui il sindaco, Attilio Di Mattia, ha proposto  l'istituzione di box del sesso, sul modello Zurigo, suscitando non poche polemiche. All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, l'arcivescovo della Diocesi di Pescara -Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, il delegato Caritas per l'Abruzzo, don Marco Pagniello, il responsabile dell'Ufficio immigrazione di Caritas Italia, Oliviero Forti, il presidente di On The Road, Vincenzo Castelli, la responsabile dello sportello di accoglienza di Abele, Eleonora Lucci, la coordinatrice del progetto Agar, Valeria Pellicciaro, e il comandante dei Carabinieri della Compagnia di Montesilvano, Enzo Marinelli. Nell'illustrare i dati abruzzesi, Castelli ha parlato di ''fenomeni che ogni volta cambiano: siamo di fronte a persone con criticita' di vario genere, dall'alcolismo alle dipendenze e ai problemi psichici, e non solo vittime di tratta. Cambiano, ovviamente - ha sottolineato -, anche i luoghi: prima era solo la strada, ora ci sono le stazioni, i centri commerciali, le saune, gli appartamenti, i night club e perfino i giornali, per attrarre clienti''. Sottolineando che ''la sessualita' non e' l'unico problema, ma c'e' anche il tema dello sfruttamento lavorativo, come accade nella Marsica e nell'Aquilano'', il presidente di On The Road ha evidenziato che e' necessario lavorare su piu' livelli. ''Per quanto riguarda la prostituzione - ha spiegato - il tema dei clienti va affrontato, perche' molto spesso le ragazze vanno con gli uomini italiani. C'e' una comunita' che sfrutta un'altra comunita'''. Altra criticita' e' quella delle risorse finalizzate a progetti in ambito sociale. ''Lavoriamo solo con i contributi ministeriali e con il tanto discusso 8x1000, ma a livello locale e' tutto fermo, mentre altre Regioni, anche vicine, ci supportano. In Abruzzo, a parte alcune residualita', come i Comuni di Pescara e Montesilvano, non vediamo neppure un euro. Questo - ha concluso Castelli - vuol dire che c'e' il totale disinteresse di fronte a un fenomeno cosi' grave''.

Sono 250-300 le donne che si prostituiscono nell'area metropolitana pescarese, circa 60 delle quali in strada; secondo le stime il 70-80% di esse e' vittima di sfruttamento. Sono alcuni dei dati emersi nell'ambito del progetto A.G.A.R., portato avanti dalla Caritas di Pescara e dall'associazione 'On the road'. I risultati - ottenuti grazie all'attivita' della cosiddetta unita' di strada, finalizzata ad offrire assistenza e supporto alle prostitute - sono stati illustrati dalla coordinatrice dell'iniziativa, Valeria Pellicciaro, a Montesilvano, nel corso del convegno 'Punto e a capo sulla tratta', in cui e' stato presentato l'omonimo rapporto di Caritas Italia. Le zone di maggiore affluenza sono la pineta di PESCARA e la riviera di Montesilvano. Le donne sono principalmente rumene (60%; 25% delle quali di etnia rom) e nigeriane (25%); il 10% di esse e' di nazionalita' bulgara, ma non mancano donne provenienti da altri Paesi, come il Brasile. Dalle attivita' portate avanti emerge, inoltre, che e' vittima di sfruttamento circa il 95% delle nigeriane, mentre il dato e' lievemente inferiore per le donne dell'Est Europa (50%). ''Il livello di consapevolezza e conoscenza del fenomeno - ha spiegato Pellicciaro - e' molto basso: la differenza tra prostituzione e tratta non viene colta da tutti e, spesso, si crede che la prostituzione sia una scelta. E' forte la necessita' di approfondire la formazione e l'informazione su tutti i livelli. Si registra, inoltre, il problema della frammentazione del fenomeno: ogni ambito lo guarda in base al proprio punto di vista e in base ai propri compiti e alle proprie competenze. Mettersi insieme e fare sistema - ha concluso - consentirebbe di dare risposte piu' strutturate''

''Vorrei sottolineare l'impegno della Chiesa diocesana su un argomento tanto difficile e tanto scottante. Si fa spesso finta che tali fenomeni non esistano e invece esistono in tutta la loro drammaticita'; fenomeni che tirano in ballo la dignita' delle persone e che ci interessano''. Lo ha affermato a Montesilvano l'arcivescovo della Diocesi di Pescara -Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, nel corso del convegno 'Punto e a capo sulla tratta', per la presentazione dell'omonimo rapporto di Caritas Italia sulla prostituzione e piu' in generale sullo sfruttamento. Soffermandosi sul problema della tratta e dello sfruttamento a fini sessuali e sulle ''ferite che si lasciano sul corpo di persone trascinate e bistrattate'', il monsignore ha affermato che ''oggi siamo qui per riflettere ad alta voce su questi fenomeni. Insieme - ha evidenziato Valentinetti - possiamo lavorare e fare in modo di lavorare, per quelle che sono le nostre possibilita', in modo di fermare quei meccanismi che sfruttano le donne''.

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