Il Ris di Roma ha estratto un profilo di Dna dall'impugnatura del coltello sequestrato dai carabinieri dopo la sparatoria avvenuto il 30 ottobre a Montesilvano, in cui e' rimasto ferito Calo Pavone, ingegnere informatico 42enne, sposato e padre di due figli, freddato sotto casa mentre gettava la spazzatura. Il corpo e' stato ritrovato agonizzante da un pedone in viale De Gasperi vicino ai cassonetti dei rifiuti, e mentre in un primo momento si e' pensato ad un malore poi si e' capito che l'uomo era stato raggiunto da un colpo alla testa e abbandonato in strada. I carabinieri del Nucleo investigativo, diretti dal capitano Nicola Stangarone, hanno gia' provveduto a sottoporre a tampone i tre sospettati, per consentire al personale del Ris di eseguire una comparazione tra il profilo estratto dal coltello e quello, appunto, dei sospettati (nessuno pero' e' indagato). Non si sa, al momento, di chi sia quell'arma, sulla quale sono state trovate anche tracce di sangue. Oltre al coltello, che non e' di proprieta' della vittima ed e' stato trovato in strada, e' stato sequestrato dai carabinieri anche un fucile, in possesso di uno dei sospettati. Non e' pero' possibile, da parte del Ris, stabilire se il colpo che ha raggiunto Pavone sia stato sparato da quest'arma. Si tratta di un fucile con canna a anima liscia, che non lascia segni. Quando Pavone e' stato soccorso, la mattina del 30 ottobre, e' stato condotto in ospedale, operato e ricoverato nel reparto di Rianimazione, a Pescara. Nei giorni scorsi, il 22 gennaio, ha lasciato l'ospedale del capoluogo adriatico ed e' stato trasferito a Potenza Picena per la riabilitazione. Sul posto della sparatoria, oltre ai carabinieri del Nucleo investigativo e quelli della compagnia di Montesilvano, sono arrivati poi anche i militari del Ros e del Ris.
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