gestionale telefonia Gestionale Telefonia
HOME » CRONACA » TRAFFICO DI RIFIUTI, L'INCHIESTA TOCCA L'ABRUZZO
Pubblicato il 16/01/2015 09:09

Traffico di rifiuti, l'inchiesta tocca l'Abruzzo

 Trafficavano in vestiti usati raccolti per conto dei Comuni - Roma in primis -, e avrebbero guadagnato milioni rivendendoli all'estero e ai vertici della banda c'era un boss della camorra, Pietro Cozzolino. Nell'inchiesta della procura di Roma che ha portato a 14 ordinanze d'arresto sono emersi contatti con Mafia Capitale e Salvatore Buzzi, dominus delle coop sociali divenute strumento di malaffare. "Il raccordo terminale delle consorterie che si dividono l'affare dei rifiuti tessili", lo definisce il Gip Simonetta D'Alessandro. La squadra mobile ha smantellato un'associazione a delinquere imperniata su alcune societa' che almeno dal 2011 si erano accaparrate la raccolta di abiti e stracci non solo a Roma - affidatagli dalla municipalizzata Ama -, ma in molti comuni del Lazio, della Campania e dell'Abruzzo. Grazie a "compiacenze politiche", secondo i pm. I vestiti lasciati dai cittadini nei cassonetti dedicati erano stoccati in punti di raccolta, ma non 'bonificati' prima dell'export, specie in Tunisia e in altre zone del Nord Afica o in Paesi dell'Est europeo come Polonia, Bulgaria e Romania. L''igienizzazione' prevista dalla legge era solo sulla carta, attraverso una serie di falsi documentali. In questo modo il gruppo criminale risparmiava molto sui costi e realizzava un giro d'affari quantificato per tre cooperative sequestrate in oltre un milione e mezzo di euro. Ma sicuramente piu' ampio: il sistema durava da anni. Nel 2012 oltre 3 milioni di kg di vestiti in 184 container partiti in nave da Civitavecchia e Salerno per l'Africa o in camion verso l'Est. Tra i personaggi principali Danilo Sorgente, capo delle cooperative New Horizons Onlus e B&B Ecology di Roma - la terza e' Lapemaia di Rodolfo Marcelo Ocana, anch'egli arrestato -, ma soprattutto Pietro Cozzolino. Formalmente un socio della coop di Sorgente, in realta' boss dell'omonimo disciolto clan camorristico, attivo nell'area vesuviana di Napoli fino agli anni '90, specie nel traffico di droga. Cozzolino, con il fratello Carlo, per gli investigatori ha messo a disposizione di Sorgente i contatti in Campania e la sua esperienza criminale. Ma il Gip non esclude che il traffico "non sia rientrato nel piu' ampio disegno dirigista e corruttivo di Salvatore Buzzi", presunto braccio imprenditoriale di Massimo Carminati in Mafia Capitale. Mario Monge, presidente del consorzio Il Solco per cui lavoravano le 3 coop sequestrate (che con il consorzio Bastiani si divide la raccolta di vestiti per Ama dal 2009 a fine 2012), aveva rapporti con Buzzi, mostrandogli deferenza al telefono. Per il gip "l'assenso" di Buzzi "e' stato la premessa della ripartizione del territorio per la raccolta del tessile". "Non puo' non pensarsi - scrive il giudice - che la delibera che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell'Ati Roma Ambiente non obbedisca alle logiche spartitorie" e "non abbia coltivato le finalita' speculative, rientranti negli interessi di Buzzi". Il Gip parla di "una penetrazione negli ambiti istituzionali che costituisce la dotazione che alcuni, ovvero Sorgente, Roberto Monti (referenti romani delle coop operanti all'Ama) tramite Monge e Buzzi, sono in grado di conferire ad altri, organici a sodalizi criminosi di stampo camorristico, con ramificazioni anche internazionali". L'ombra del Mondo di Mezzo.

© Riproduzione riservata

Condividi:



Utenti connessi: 1