Ripulire i conti, accertare eventuali episodi di 'malagestione' e cercare di rendere Banca Etruria di nuovo appetibile per un eventuale partner la cui individuazione si fa sempre più pressante. Questo l'obiettivo finale del compito tutt'altro che semplice che si trovano di fronte i commissari nominati da Bankitalia per risolvere il problema delle "gravi perdite del patrimonio" accumulate dall'istituto aretino a forza di rettifiche sui crediti. Secondo quanto apprende, Riccardo Sora e Antonio Pironti incontreranno nuovamente la settimana prossima (forse mercoledì) i rappresentanti sindacali della banca che, solo una settimana fa, avevano raggiunto un accordo con il management per un piano di riduzione del personale e dei costi. In prospettiva, trenta filiali da chiudere e almeno 210 (fino a un massimo di 250) dipendenti in uscita nell'arco di nove anni. L'entità dei tagli 'obbligati' aveva portato i sindacati a credere che si trattasse di richieste arrivate da una banca o di un partner industriale più grande e poste come condizione per un'operazione di fusione.
Lo scorso 29 maggio la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin aveva lanciato un'opa amichevole su Banca Etruria, poi rifiutata dai diretti interessati. Passati due mesi, in agosto, anche su pressioni di Bankitalia, la decisione di trasformare la popolare in una società per azioni "con gli approfondimenti" del caso affidati al presidente Lorenzo Rosi. La convocazione dell'assemblea straordinaria per approvare la trasformazione, rinvio dopo rinvio, era stata rimandata a dopo la presentazione dei conti 2014, la cui pubblicazione con una relazione sostitutiva, dopo il commissariamento, resta da definirsi, ma che pare avrebbe evidenziato perdite di gruppo ben superiori ai 126 mln risultati al 30 settembre 2014. In ambienti finanziari, intanto, il nome che si pronuncia con più insistenza per un'operazione con l'Etruria è quello della Banca popolare dell'Emilia Romagna che, proprio questa settimana, ha presentato oltre ai conti anche il nuovo piano industriale, aprendo all'M&A del settore dopo il decreto sulle popolari. Del resto, l'Etruria, oltre a una "bella rete" di filiali in Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo e Umbria ha - fanno notare dalla banca - una clientela retail molto radicata e legata storicamente al nome dell'istituto: "In fondo - riferiscono - è una banca che gira bene, è come se avesse un motore funzionante e la carrozzeria rotta"
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