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Pubblicato il 11/07/2012 11:11

Credito alle imprese, tassi alle stelle in Abruzzo

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I dati dell’ufficio studi Coopcredito-Confesercenti:in tutto il centro sud Abruzzo e Basilicata le regioni con maggiore «inflazione».

La grave incertezza economica fa lievitare il tasso di interesse per le imprese, ma in Abruzzo l'inflazione corre più velocemente che nel resto dell'Italia centrale e, con l'eccezione della Basilicata, anche del Sud. Eppure, mentre il resto d'Italia sostiene i consorzi fidi, l'Abruzzo resta a secco e le imprese soffrono di più: anche per questo il confidi di Confesercenti, Coopcredito, rilancia e offre l'opportunità di abbattere fino a 3 punti il tasso di interesse per le imprese del terziario.

È questo il cuore della ricerca condotta dall'ufficio studi di Coopcredito-Confesercenti, che mette insieme dati finora non disponibili sull'entità e la dimensione del sostegno che i confidi garantiscono al sistema creditizio abruzzese. Il rapporto, condotto su dati di Banca d'Italia e ABI, è stato presentato stamani nell'auditorium "Filiberto Cianci" della direzione Confesercenti a Chieti, dal vertice del Confidi Coopcredito - con il presidente Flaminio Lombi ed il direttore Marco Di Paolo -, dal direttore di Confesercenti Chieti Patrizio Lapenna e dal responsabile delle relazioni esterne Piero Giampietro. Secondo la ricerca, la convergenza fra indebolimento del sistema bancario abruzzese, assenza di una banca regionale o macroregionale di riferimento, mancato sostegno ai consorzi fidi e forte contrazione dei consumi sta provocando un vero e proprio boom del tasso di interesse dei finanziamenti a medio e lungo periodo concessi dalle banche alle imprese regionali.

 

Riportiamo di seguito i contenuti della ricerca di Confesercenti.

Tasso di interesse, in Abruzzo «inflazione» record.

Fra tutte le regioni dell'Italia centrale e meridionale, infatti, l'«inflazione» del costo del denaro per le imprese colpisce l'Abruzzo con molta più decisione. Da dicembre 2011 a marzo 2012, e quindi in soli tre mesi, le imprese abruzzesi si ritrovano applicati tassi di interesse cresciuti di 0,45 punti percentuali, il doppio della media dell'Italia centrale dove si va dal +0,27 dell'Emilia Romagna al +0,2 delle Marche e del Lazio, fino al +0,04 dell'Umbria ed alla perfetta parità della Toscana. Anche nel confronto con l'Italia meridionale tuttavia la corsa del tasso di interesse applicato ai finanziamenti per le imprese abruzzesi è fra le più impattanti: corre di più solo in Basilicata (+0,97), mentre tutte le altre economie regionali registrano un ritmo di inflazione più contenuto, con la Sicilia a +0,38, la Puglia a +0,25 e Sardegna, Campania, Calabria e Molise con un tasso di interesse in calo.

 

L'Italia sostiene i Confidi. L'Abruzzo no.

A questa situazione si arriva dopo il blocco pressoché totale del sostegno istituzionale ai consorzi fidi abruzzesi che non ha eguali in Italia. A partire dal 2008 infatti le Regioni hanno sostenuto i confidi italiani con 885,85 milioni di euro (fonte: Questioni di Economia e finanza. Banca d'Italia 2011). Nello stesso periodo invece ai confidi abruzzesi non sono giunte risorse per il rafforzamento dei fondi rischi, a fronte di una iniezione di liquidità nel sistema bancario. Tutto ciò nonostante in Abruzzo le 40 cooperative di garanzia censite da Banca d'Italia garantiscono complessivamente 355 milioni di euro ai quali vanno aggiunti i 118 milioni garantiti da confidi operanti in altre regioni, per un totale di 473 milioni di euro.

 

A pagare sono le imprese.

Analizzando in chiave small business il Rapporto sull'economia abruzzese redatto da Banca d'Italia, emerge un quadro estremamente preoccupante. Con tassi di interesse così elevati - gli spread sui finanziamenti a breve termine hanno superato il 5,5 per cento, mezzo punto percentuale in più rispetto alle Marche - e con una crisi strutturale dell'economia che sta devastando settori vitali come terziario e piccola manifattura, le imprese si trovano strozzate da un lato nella difficoltà a rimborsare le rate, dall'altro nella sempre crescente difficoltà di accesso al credito. Se le Marche, pur in condizioni di forte contrazione, mantengono ritmi di finanziamenti alle imprese superiori ai livelli del 2008, l'Abruzzo - fatto 100 il monte dei prestiti concessi nello stesso anno - oggi mediamente non va oltre quota 90. E così, rispetto a 12 mesi prima, il volume complessivo dei finanziamenti concessi alle piccole e medie aziende abruzzesi manifesta un secco -3,2 per cento a marzo 2012, a fronte di una crescita di +1,8 per le imprese medio-grandi. Quello che manca insomma è proprio il ruolo centrale dei consorzi fidi, chiamati istituzionalmente a colmare il gap di solidità patrimoniale fra piccole e grandi aziende.

 

L'indebolimento delle imprese si ripercuote su Banche e Confidi.

La difficoltà di rimborsare i finanziamenti, emergenza che colpisce sia le banche sia i confidi, è entrata infatti nella fase più acuta della sua emergenza. A fine 2011 ha toccato il picco dell'8,2 per cento dei prestiti alle imprese, +1,4 per cento rispetto a dicembre 2010. A fine 2011, stima Banca d'Italia, le sofferenze delle piccole e medie imprese abruzzesi nei confronti del sistema bancario e dei confidi ammontavano a 716 milioni di euro: a fine 2009 erano «appena» 449 milioni. E nel primo trimestre di quest'anno le nuove sofferenze sono giunte, sempre secondo la banca centrale, al 4,2 per cento per le piccole e medie imprese, con un picco nel settore delle costruzioni - in larga parte artigiani - dove le nuove sofferenze sfiorano il 5 per cento. La rischiosità, stima l'ABI nell'ultimo outlook sull'Abruzzo, nel 2011 è cresciuta del 25 per cento in Abruzzo e Molise, a fronte di una crescita del 9,8 per cento nel resto del Sud e del 7 per cento nella media nazionale. Le sofferenze lorde sono arrivate a segnare un incremento di +100,8 per cento fra 2006 e 2011, con punte del +163,8 per cento a Chieti, +111,6 per cento a Pescara, +73,3 per cento nel Teramano e +68,2 per cento in provincia dell'Aquila.

Il numero crescente di posizioni «incagliate» (cresciute, secondo l'ABI, del 18 per cento fra il dicembre 2010 ed il dicembre 2011, a fronte di una media del Mezzogiorno pari al +10,1% ed una media nazionale di +4,1%) indebolisce i fondi rischi dei consorzi fidi e la loro capacità di dare risposte di sistema al mondo delle piccole imprese: è per questo che altre Regioni hanno scelto di sostenerli, a differenza dell'Abruzzo dove invece si sta permettendo che i fondi rischi vengano indeboliti a discapito delle piccole imprese.

 

Coopcredito e Confesercenti rilanciano: «Abbattiamo fino a 3 punti il tasso per le Pmi del terziario»

«Questi dati sono la prova che la richiesta di sostegno ai confidi non può essere relegata ad dibattito fra addetti ai lavori - spiega Flaminio Lombi, presidente del Confidi Coopcredito - ma inizia ad assumere i contorni di una emergenza sociale ed economica, oltre che politica. La maggioranza delle Regioni italiane ha scelto di sostenere con forza i confidi, di investire nei loro fondi rischi aggrediti dalle banche, di non lasciare gli imprenditori da soli di fronte al credit crunch: in Abruzzo nulla di tutto ciò è stato fatto, ed i risultati sono che oggi il sistema abruzzese dei confidi oggi è molto più debole e questa debolezza si ripercuote direttamente sul costo che gli imprenditori abruzzesi devono pagare per i pochi finanziamenti che ricevono dalle banche. Immaginiamo cosa questo vuol dire nelle zone di confine con le Marche ed il Lazio: l'Abruzzo sembra voler respingere gli investimenti. Per questa motivazione» ragiona Lombi «è auspicabile, e da qui vogliamo partire, che i maggiori confidi abruzzesi inizino a percorrere una strada comune nelle relazioni con gli istituti bancari e con la Regione, nel solco di quella necessaria semplificazione della rappresentanza delle imprese alla quale crediamo profondamente».

«La vicenda della riforma dei confidi voluta dalla Regione e che noi abbiamo sostenuto» sottolinea il direttore del Confidi Coopcredito Marco Di Paolo «dimostra ancora una volta che i tempi della politica sono molto diversi da quelli delle imprese. A distanza di un anno poco è cambiato sull'applicazione della legge: nel frattempo, la crisi si è aggravata e sta assumendo caratteri drammatici, cresce il numero degli imprenditori che non riescono a far fronte agli impegni nei confronti delle banche le quali continuano a impoverire i fondi rischi delle cooperative di garanzia, riducendo così la capacità complessiva del sistema di rispondere alla domanda di credito da parte delle piccole e medie imprese. Il risultato è che il bando della Fira, i cui tempi di emanazione sono previsti non prima dell'autunno, non basta più: occorre che la Regione compia una scelta strategica e decida di investire nei fondi rischi. Solo così si potrà evitare un ulteriore irrigidimento del sistema che rischia un vero e proprio collasso».

Per far fronte a questa situazione, il Confidi Coopcredito ha deciso un intervento a sostegno della domanda di credito delle imprese del terziario, suo tradizionale core business. Ai commercianti ed alle imprese dei servizi dà infatti la possibilità di abbattere il tasso di interesse fino al 3 per cento in base alla legge regionale 39. Una opportunità limitata nel tempo e disponibile in tutte le sedi di Coopcredito e Confesercenti. «Ma questo nostro senso civico - sottolineano Lombi e Di Paolo - non deve e non può ridurre di un millimetro la responsabilità delle istituzioni rispetto agli imprenditori ed alla necessità, non più rinviabile, di tornare a sostenere i consorzi fidi abruzzesi».

 

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