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Pubblicato il 13/02/2013 23:11

Imprese chiuse, Teramo è maglia nera

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Studio Cerved, oltre 100 mila aziende hanno abbassato le serrande in Italia

L'anno scorso hanno chiuso i battenti oltre 100.000 aziende, un nuovo record che testimonia come la crisi morda ancora. I settori distintivi del 'made in Italy' (moda e sistema casa) dall'inizio della recessione sono quelli che hanno sofferto piú di tutti. I dati e l'analisi del Cerved è impietosa. Il 2012 - con i primi segnali del 2013 che confermano il trend - è infatti stato l'anno piú duro per il numero di imprese che hanno chiuso i battenti: tra fallimenti (12.000), liquidazioni (90.000), procedure non fallimentari (2.000) sono state 104.000 (+2,2% rispetto all'anno precedente) le aziende italiane perse.

Secondo il gruppo specializzato nell'analisi della situazione finanziaria delle imprese, è in corso soprattutto un boom dei concordati preventivi, nato con la riforma entrata in vigore a settembre: nel solo quarto trimestre sono state presentate circa 1.000 domande, lo stesso quantitativo dei 12 (RPT 12) mesi precedenti.

"Il picco toccato l'anno scorso in particolare dai fallimenti - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato Cerved - supera del 64% il valore registrato nel 2008, l'ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche". Quello che colpisce è anche la fotografia 'storica' sulla crisi: un indice molto significativo dell'impatto sulla mortalità d'impresa è dato dal rapporto tra le società di capitale fallite nel corso dei quattro anni di recessione e le aziende con un bilancio valido.

Si scopre cosí che chi ha pagato di piú sono le società di capitale manifatturiere (fallito il 5,2% del totale), seguite dalle costruzioni con un indice pari al 4,6% e dal terziario, i cui i fallimenti hanno pesato per il 2,2%. Dati di maggiore dettaglio indicano come i comparti che hanno sofferto di piú siano tutti industriali e specifici del 'made in Italy': il sistema casa (7,9%), la moda (7,1%), la produzione di beni intermedi (5,5%), la meccanica (5,1%). Dal punto di vista territoriale la crisi nata nel 2008 ha colpito maggiormente il Nord (3,5% nel Nord Ovest e 3,2% nel Nord Est), rispetto al Centro-Sud (2,7%). Le regioni che soffrono di piú sono il Friuli (4,4%), le Marche (4,1%), il Piemonte (3,6%) e la Lombardia (3,5%). Le Regioni che viceversa mostrano un'incidenza dei fallimenti minore sono la Valle d'Aosta (1,9%), la Basilicata (2,1%), il Lazio (2,1%) e la Sicilia (2,3%). Tra le province quelle di Pordenone (5,9%), Teramo (5,3%), Ancona (4,9%) e Vibo Valentia (4,9%) sono quelle a maggiore intensità di default, mentre con piú di 4 mila società fallite, Milano è l'area con il maggior numero assoluto di chiusure, seguita da Roma (3.622), Napoli (2.081) e Torino (1.932).

 

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