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Pubblicato il 17/12/2013 18:06

Vertenza Brioni, nulla di fatto nell'incontro in Provincia

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Nulla di fatto per l’accordo che sancirà la decisione da prendere nei confronti dei lavoratori eccedenti, definiti dall’azienda “cessanti”, della Roman Style spa e della Brioni spa di Penne, dopo la riunione fiume di oggi in Provincia. Una vicenda che vede protagonisti 60 lavoratori del colosso del gruppo Karing, tutti impiegati in attività indirette (non di produzione), che l’azienda considera eccedenti e sul cui destino avrebbero dovuto decidere oggi i rappresentanti della Brioni e i sindacati che hanno partecipato all’incontro fissato dall’assessore al Lavoro della Provincia, Antonio Martorella, nella sede dell’assessorato.

Le parti, dopo un lungo confronto hanno fatto dei passi avanti, ma sono ancora distanti da una soluzione condivisa, per la quale è stato fissato un nuovo incontro, da tenersi venerdì 20 dicembre in Confindustria. Al tavolo provinciale erano stati convocati i rappresentanti della Brioni Roman Style, e precisamente l’amministratore delegato Francesco Pesci, accompagnato da Mario Morelli e Pierpaolo Petrucci; Fabio Scalzini di Confindustria; i sindacati CGIL, CISL e UIL (rispettivamente Domenico Ronca, Leonardo D’Addazio e Luca Piersante), oltre all’assessore Martorella, funzionari dell’assessorato, una delegazione della RSA aziendale e una rappresentanza dei lavoratori. Dopo una lunga e a tratti accesa discussione, incentrata prevalentemente sulla possibile riqualificazione e ricollocazione – proposta dai sindacati - di un nutrito numero di lavoratori al termine di un periodo di CIGS, al fine di ridurre al minimo l’impatto dell’uscita dal mercato del lavoro di persone che hanno un’età media di 40-45 anni, gli stessi sindacati, sentite le valutazioni dell’azienda, hanno avanzato una proposta unitaria, sulla quale i vertici della Brioni si sono riservati di riflettere.

La proposta consiste nel ridimensionare il numero dei lavoratori a rischio: 50 e non più 60 unità; nel concedere la cassa integrazione guadagni straordinaria e la contestuale apertura di una procedura di mobilità con adesione volontaria e incentivata, e nell’avviare nell’ambito dei due anni di CIGS, un adeguato processo di riqualificazione dei lavoratori stessi, in modo da poter ricollocare tutti quelli che hanno rinunciato volontariamente alla mobilità. Una proposta che rimane ancora distante dalle posizioni dell’azienda, che parlava di 60 lavoratori e che non prevedeva, se non per un massimo di 10 unità, e solo nel settore produttivo, un impegno per una loro ricollocazione.

 

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