Contiene materie prime straniere circa un terzo (33%) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all'insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. E' quanto emerge dal dossier della Coldiretti nell'ambito della mobilitazione "La battaglia di Natale: scegli l'Italia". L'Italia conquista il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5 per cento d'irregolarita') e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9)
Peraltro l'80 per cento degli allarmi alimentari e' stato provocato da prodotti a basso costo provenienti da Paesi fuori dall'Unione europea e a salire sul podio sono stati nell'ordine Cina, India e Turchia, ma anche Usa Spagna, Thailandia, Polonia e Brasile. In Italia arriva dall'estero un quantitativo di agrumi freschi pari al 14 per cento della produzione nazionale cui si aggiungono oltre 300mila quintali di succhi concentrati che finiscono nelle bevande all'insaputa dei consumatori perche' in etichetta - sottolinea Coldiretti - viene indicato solo il luogo di confezionamento. La maggioranza del succo di arancia consumato in Europa proviene dal Brasile sotto forma di concentrato al quale viene aggiunta acqua una volta arrivato nello stabilimento di produzione, a differenza di quanto avviene per la spremuta.
Nel pomodoro da industria l'Italia importa semilavorati industriali prevalentemente da Cina e Stati Uniti pari a circa il 20 per cento della propria produzione. Ad arrivare in Italia e' soprattutto concentrato in fusti da oltre 200 chili che vengono svuotati per confezionare il pomodoro in barattoli e vasetti da distribuire al consumo nel nostro Paese e all'estero senza alcuna indicazione sulla reale provenienza in etichetta. In Italia, inoltre, sono stati consumati 2,05 milioni di tonnellate di latte a lunga conservazione ma di questi solo mezzo milione e' di provenienza italiana mentre il resto e' stato semplicemente confezionato in Itala o addirittura e arrivato gia' confezionato. Ma ad essere importati - riferisce la Coldiretti - sono anche semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre all'insaputa del consumatore formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi piu' tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall'estero (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia) per un quantitativo stimato in 83 milioni di chili che fanno concorrenza sleale a Grana Padano e Parmigiano Reggiano o Trentingrana ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione.
L'Italia e' anche il piu' grande importatore mondiale di olio di oliva nonostante una produzione nazionale di alta qualita' che raggiunge quota 480mila tonnellate. Le importazioni superano la produzione nazionale e sono rappresentate per il 30% da prodotti ottenuti da procedimenti di estrazione non naturali (olio di sansa, olio lampante e olio raffinato) destinati alla lavorazione industriale in Italia. Solo nell'ultimo anno sono scomparsi in Italia 615mila maiali "sfrattati" dalle importazioni di carne dall'estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualita', con il concreto rischio di estinzione per i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma. In Italia nel 2012 sono state importate 57 milioni di cosce di maiali dall'estero destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto italiano, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni.
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