Il basso tasso d'inflazione a maggio e' frutto di un contesto economico depressivo segnato da una crisi profonda e da un crollo senza precedenti dei consumi delle famiglie, come evidenziato anche da Confcommercio, che sono scesi a livelli record registrando quota -3,4% nel primo trimestre dell'anno: calano perfino pasta (-1,6%) e latte (-3,6%). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat. D'altra parte, le famiglie spendono ormai piu' del 60% del reddito mensile solo per affrontare le spese obbligate, dalle utenze domestiche fino all'abitazione -sottolinea la Cia- e' chiaro che poi sono costretti a 'tagliare' su tutto il carrello della spesa, compreso il cibo, tanto piu' in un mese come maggio in cui le spinte al rialzo dei prezzi hanno interessato soprattutto gli alimentari (+3%).
Colpa della lunga ondata di maltempo che per tutto il mese non ha dato tregua alle campagne, con il 50 per cento di piogge in piu' rispetto alle medie stagionali e allagamenti nei campi che hanno trascinato in alto le quotazioni al dettaglio di frutta (+9,4 per cento) e verdura fresca (+9,9). Quello che preoccupa di piu' oggi e' che non soltanto 16 milioni di famiglie, il 71 per cento, riduce abitualmente gli acquisti per la tavola sia in quantita' che in qualita' -osserva la Cia- ma il fatto che cominciano a ridursi anche i consumi dei prodotti alimentari di base, quelli di uso quotidiano: nel primo trimestre dell'anno sono calati gli acquisti di pasta (-1,6 per cento) e latte (-3,6). Vuol dire che le famiglie italiane sono in "trincea" e che la situazione e' ormai giunta al limite. Per questo bisogna assolutamente fare in modo di bloccare l'aumento dell'Iva al 22 per cento dal primo luglio -conclude la Cia- il governo deve capire che non e' questa la soluzione, perche' non c'e' nessuna possibilita' di ripresa economica se si attuano misure che abbattono ancora di piu' i consumi domestici.
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