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Pubblicato il 10/07/2012 19:07

Pep Marchegiani: “io non sono un artista”

marchegiani

Nuova personale il 13 luglio nello spazio d’arte BR1 a Montesilvano Colle

È considerato tra i maggiori esponenti dell’arte Neo Pop internazionale, ma Pep Marchegiani oggi non si definisce un artista. Il suo percorso creativo è partito da Pescara, quando giovanissimo, grazie alle collaborazioni con Wiky Hassan, proprietario dei marchi Energy e Miss Sixty, torvò uno sbocco nella moda. Solo in seguito all’incontro con Alessio Sarra, Pep ha deciso di proporre le sue creazioni nei circuiti delle gallerie d’arte e nel campo della moda. Dopo aver aperto uno spazio d’arte in via Montanara a Pescara che mescolava le opere su tela, le collaborazioni con il design e la moda, l’obiettivo oggi si sposta al Largo Belvedere di Montesilvano Colle, nel BR1 Cultural Space. Il 13 luglio alle ore 20.30, infatti, si terrà la personale d’arte di Pep Marchegiani, una mostra intitolata “VatiGun”. La critica definisce lo stile delle sue opere irriverente e provocatorio, ma l’obiettivo dell’artista è quello di comunicare il proprio  pensiero sulla società e sulla cultura del nostro paese.

 

Il messaggio dei tuoi quadri è davvero così  provocatorio e ironico?

Non so se sono più ironico io o i ladri che dipingo e che rubano da anni. Il Papa è il massimo dell’ironia, come lo è un politico. La società oggi è come un circo e i pagliacci si ritraggono sempre colorati. È tutto costruito, nessuno si mette a nudo perché siamo condizionati dalle etichette. 

È davvero tutto un circo?

Certo. La politica è un circo. È una droga, come il calcio. L’Italia si è classificata per le semifinali dell’europeo ed è stata per tutti un’esplosione di fede. In quell’attimo l’italiano non aveva più problemi. E così accade il sabato e la domenica: la crisi dura solo fino al venerdi, poi nel weekend si va al mare felici, si mangiano i ravioli e i problemi spariscono.

 

Le tue immagini sono presenti in molti oggetti. Come nascono le tue collaborazioni?

Le collaborazioni nascono grazie al bel management che c’è dietro e che raccoglie proposte o le effettua alle aziende. L’arte in questo modo finisce su prodotti di consumo come t-shirt, bottiglie di vino, pouf, biciclette. Ciò permette di collezionare il messaggio contenuto nell’opera d’arte e questa è la vera Pop Art.

E questa nuova collaborazione con l’India?

232 Made in Art è il nuovo marchio, prodotto e distribuito da una tra le multinazionali indiane più famose al mondo, che da gennaio lancerà una collezione uomo, donna e bambino con le mie immagini e che sarà presentata al Pitti. Purtroppo questa è una sconfitta per l’imprenditoria italiana. Il business per noi diventa importante e globale e siamo contenti, ma non poter marchiare il prodotto “made in italy” è scandaloso. Abbiamo anche altre collaborazioni con piccoli imprenditori italiani  con prodotti pimpanti e allegri. Oltrepassare i confini nazionali ci fa onore, ma cerchiamo di mantenere il rapporto diretto con il nostro territorio.

 

Questo periodo storico è un periodo di crisi. L’arte può essere soggetta a crisi?

 

L’arte è in crisi in Italia. Nel tempo si è creata una nicchia in cui i nuovi talenti non vengono riconosciuti perché c’è chi detiene il monopolio artistico. Si vendono sempre i soliti nomi. La crisi è in chi crede di poter gestire l’arte, ma non nella creatività che resta prepotente. Il grande seguito che si ottiene oggi sui social network sta però abbattendo le regole e sta permettendo ai creativi di avere il sopravvento sui ricchi signori dell’arte.

 

Dici di non essere né un creativo, né un artista. Allora chi è Pep Marchegiani?

 

Se mi sentissi un artista andrei in giro a un metro da terra, ma io devo ancora dimostrare di essere un creativo e di aver concluso un percorso. È il mondo dell’arte che deve definirti un artista, l’autodefinirsi non vale. Chi è Pep Marchegiani? Non lo so, chiamatemi papa! Non sono un artista, sono un uomo comune, un padre di famiglia.

 

VatiGun è la tua prossima mostra. Il tema della fede è inevitabile, ma cos’è per te la fede?

 

Io sono un fedele, ma non di un uomo. In Italia si confonde la fede con l’idolatrare una persona. Io credo in qualcosa fino in fondo, ma non in qualcuno, questa è la mia fede. Oggi ci sono troppe domande sulla Chiesa. Troppi perché portano ad un macro dubbio, e la Chiesa dovrebbe essere una certezza.

 

 

Giulia Grilli

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