Un’antica leggenda della tradizione orale della Valle Peligna prende vita. E lo fa sulla pellicola del cortometraggio “Baùll” diretto da Daniele Campea. La storia, tratta da un racconto di Antonio Secondo, e interpretata da Paola Lavini, Mario Massari, Mauro Marino, Marcello Sacerdote, Nausicaa Pizzi, Alba Bucciarelli, e dai piccoli protagonisti Matilde Luccitti e Maxim Cipriani, verrà girata da venerdì 25 ottobre a lunedì 28 nelle suggestive location di Popoli, Vittorito e San Benedetto In Perillis.
«Come la leggenda del Baùll, viva soprattutto nei territori della Valle Peligna, narra di un orco che abita i vecchi ruderi abbandonati e fa preda di bambini che si allontanano nelle campagne - racconta uno dei protagonisti del cortometraggio, Mario Massari, attore teatrale dalla voce profonda, ma anche pedagogista di lunga esperienza - il corto vuole ripercorrere la storia di Anna, una bambina che vive in un paesino dell'entroterra abruzzese negli anni '50, che, suo malgrado, si trova ad affrontare l'orrenda creatura. Nei piccoli borghi montani – spiega ancora l’attore e docente di recitazione, nato a L’Aquila 46 anni fa - non è raro trovare storie della tradizione orale contadina che rimandino all'esistenza di fate, orchi e demoni di diversa natura. Spesso quelle più suggestive nascevano dall'esigenza di intrattenere i bambini ed educarli ad un comportamento saggio verso i pericoli dati dagli ampi spazi incontaminati della montagna e dall'isolamento da essi provocato».
Massari, già protagonista di altri due cortometraggi diretti sempre da Daniele Campea, “Ritratto dal vero”, unico corto italiano selezionato al Festival di Cannes 2011 e proiettato al Festival Internazionale del cinema di San Paolo in Brasile, e “La Vittima”, prodotto abruzzese doc, andato in onda sul canale digitale Coming Soon Television, oltre che doppiatore per spot e documentari, audiolibri e app per bambini realizzate dalla Samsung, ha molti altri progetti in cantiere. Quest’attore dalla dizione perfetta, il 23 e il 24 novembre prossimi, terrà infatti “Alta Voce”, un seminario di lettura espressiva (www.dentrolavoce.it). «Ogni testo letterario – dice ancora Mario - qualunque esso sia, è un mondo complesso fatto di parole, suoni e rumori, immagini, emozioni; ci racconta storie, ci svela i perché della vita, custodisce i sogni e le speranze di ognuno di noi: possiede una voce, un respiro, un ritmo vitale che gli è stato impresso dall’autore. La voce del lettore non fa che attivarli, presentandoli a chi ascolta con un più alto grado di fisicità. La parola scritta silenziosamente raggiunge il nostro intelletto e ci sollecita un’immediata comprensione razionale; la parola ascoltata rimbalza sul corpo, colpisce i sensi attivando processi di comprensione diversi e imprevisti. Leggere vuol dire molte cose: oltre alla capacità tecnica di decifrare e trasformare in parole i simboli grafici presenti nella pagina, di trasformare le parole in immagini e di relazionarle con il bagaglio di conoscenze ed esperienze che appartiene a ciascuno di noi, vuol dire anche individuare e riportare in vita la voce del testo. La nostra voce lo rende unico, inconfondibile. La nostra voce è fatta di emozioni profonde, di colori, di sapori, d’odori. Soltanto avendo padronanza dello strumento voce – conclude l’attore - possiamo rappresentare un tramite tra il testo e chi lo ascolta, attraverso un terreno che è comune al lettore quanto all’uditore: il piacere».
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