La lotta per il diritto al lavoro dei disabili dopo aver perso l'occupazione. Lorenzo Torto, 26 anni, si e' iscritto alle liste di collocamento obbligatorio e si e' reso conto che nella sua provincia, Chieti, non esistevano posti per un ragazzo in sedia a rotelle. Gli unici impieghi disponibili riguardavano gruisti, saldatori e infermieri, tutti inaccessibili per lui. Torto non ha buone gambe, ma non gli manca una ''lingua biforcuta'', come non smette di ripetere, e ha deciso di non arrendersi e di farsi sentire in tutte le sedi istituzionali per dare voce a ''quelle persone che soffrono e che si trovano a pesare sulle loro famiglie anche se tutto quello che chiedono e' un lavoro per rendersi indipendenti''. In Italia e' riuscito a farsi ascoltare anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ha trovato un lavoro per se' nel settore ospedaliero, ma non si e' fermato.
''Non lo faccio per me, ma per tutte le persone nella mia condizione. Non e' possibile che lo Stato aggiunga la sofferenza della disoccupazione ai tanti mali delle persone disabili'', afferma. Cosi' Torto ha portato la sua protesta a Bruxelles con due petizioni alla Commissione europea. Dopo la prima, nel marzo scorso, e' arrivata per l'Italia una sentenza di condanna della Corte di giustizia europea per non aver applicato la normativa comunitaria sul diritto al lavoro dei disabili. Ora la Commissione sta valutando se aprire una nuova procedura di infrazione. ''Prima di parlare tanto del semestre di presidenza italiana, il governo dovrebbe meritarsi di far parte dell'Unione Europea applicando finalmente le norme comunitarie per il diritto al lavoro dei piu' deboli. Ma non si vergogna - conclude Torto - di essere il primo Stato membro per violazioni dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo? Ha gia' dovuto pagare piu' di 71 milioni di euro di indennizzi''
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