In Italia circa 12 milioni di persone soffrono di dolore cronico. La maggior parte sono donne. Solitamente si e' portati a pensare che questo problema riguardi soltanto i malati di tumore, ma al contrario sono tantissime le patologie afflitte da dolore persistente come l'emicrania cronica, la endometriosi, herpes zooster (fuoco di Sant'Antonio), esiti di interventi chirurgici. Ognuna di queste puo' ottenere benefici utilizzando terapie dedicate alla cura del dolore: terapie che utilizzano anche farmaci quali gli oppiacei e i cannabinoidi , capaci di alleviare il dolore e contribuire molto ad ottenere una migliore qualita' di vita. Eppure, in questo campo, nonostante il Parlamento abbia approvato all'unanimita' una Legge (38/2010) per garantire a ogni cittadino le terapie necessarie, l'Italia ha ancora molti limiti nel loro utilizzo. E' quanto anticipa la Fondazione Isal Onlus - Istituto di Scienze Algologiche diretta dal professor William Raffaeli - nata nel '93 a Rimini, in occasione della cerimonia di inaugurazione della Scuola Europea di Alta Formazione in calendario sabato 30 maggio a Sulmona, alle 11.00, alla sala conferenze del Parco nazionale della Majella - Abbazia di Santo Spirito al Morrone. I dati Ue - sostiene l' Isal - parlano chiaro: siamo negli ultimi posti in Europa nel consumo pro-capite di farmaci analgesici oppioidi e cannabinoidi, anche se i dati lasciano intravedere una nuova tendenza promettente per il loro uso corretto; in contrasto con questa scarsa appropriatezza farmaceutica siamo al primo posto nel consumo pro-capite di farmaci Fans, ovvero antinfiammatori non steroidei; l'uso prolungato di questi ultimi pero', oltre a essere meno efficace in gran parte delle malattie dolorose croniche , puo' produrre gravi danni a carico dell'apparato digerente, al fegato, oltre ad aumentare il rischio di insufficienza renale e di complicazioni cardiovascolari (ictus, infarto miocardico).
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