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Pubblicato il 29/06/2014 08:08

Cuperlo parla del futuro della Sinistra

cuperlo

Se il partito ha una sua disciplina, sulle idee il confronto deve comunque essere aperto. Perche' "le riforme le vogliamo tutti e non si puo' fallire". Le minoranze del Pd hanno ribadito il principio all'indomani del richiamo del segretario e premier Matteo Renzi, determinato ad accelerare le riforme costituzionali, a partire da quella del Senato che agita le acque nel partito. Gianni Cuperlo, che al Palazzo delle Stelline di Milano ha riunito per tutto il giorno la sua 'Sinistradem' a discutere del futuro della sinistra, ha assicurato di fronte al vice-segretario renziano, l'ospite Lorenzo Guerini, che "nessuno vuole mettere i bastoni fra le ruote, rallentare o sabotare" le riforme. Anzi, ha voluto rivendicare "l'atteggiamento di grande responsabilita' di tutti" gia' alla prima lettura dell'Italicum. Ma l'ex sfidante di Renzi alle primarie, per il quale a Milano sono arrivati anche Carlin Petrini e Gennaro Migliore, ha aggiunto che il "come" si arrivera' al risultato finale e' importante. "C'e' un trittico di riforme, Senato-legge elettorale-Titolo V, e bisogna arrivare fino in fondo - ha detto Cuperlo - questa volta un fallimento non ci verrebbe perdonato, abbiamo preso un impegno quasi morale col Paese. Ma bisogna fare buone riforme". Un avvertimento simile a quello pronunciato qualche ora dopo dall'altro ex sfidante alle primarie, Pippo Civati, arrivando alle Stelline per portare il suo saluto alla maratona oratoria che non si e' fermata nemmeno per pranzo. Civati ha pero' usato meno diplomazia, quando ha sostenuto che Renzi ha "un sacco di problemi con le minoranze piu' di quanti ne abbiano le minoranze con lui: e' una gestione al limite dell'autoritarismo in alcuni passaggi, come nel caso Mineo".

Sul nuovo Senato, Cuperlo ha detto che "e' legittimo che ci siano 35 senatori favorevoli a una soluzione diversa", ma "poi ci si atterra' alla deliberazione" finale. Civati, che guarda con favore alle aperture dei 5 Stelle, si aspetta ora che "sia il Parlamento a decidere sul cambiamento della Costituzione, cosi' come della legge elettorale, e che il governo sappia arrivare fino a un certo punto perche' la sovranita' e' parlamentare". A Milano c'era anche il presidente del Pd, Matteo Orfini che, oltre a smentire l'ipotesi di un rimpasto di governo legato alle nomine Ue, ha spiegato alla platea che "i senatori che non sono d'accordo con il progetto di riforma costituzionale avranno ovviamente il diritto di esprimere il proprio dissenso anche col voto contrario in Aula". Ma prima di lui aveva parlato Guerini, secondo il quale certo "il dibattito interno e' un elemento di ricchezza" e "deve essere libero". "Ma poi - ha concluso facendo appello a quel 40,8% delle Europee - deve fare i conti con la responsabilita' della decisione". 

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