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Pubblicato il 20/05/2013 22:10

Politologi e sondaggisti: al Partito democratico serve un "unificatore"

l'aria che tira

Le divisioni del centrosinistra rischiano di rendere piu' evidente la spaccatura tra le diverse anime del Pd, sempre piu' alla ricerca di un 'unificatore' -spiegano sondaggisti e politilogi interpellati dall'agenzia di stampa Adnkronos- una 'leadership forte' per lasciarsi alle spalle la confusione. A Nicola Piepoli 'viene in mente un antico adagio: 'Quaesivi et non inveni', 'Ho cercato e non ho trovato'. 'Il Pd cerca una unita' che arrivera' attraverso un leader capace di mettere insieme le varie anime del partito', spiega il presidente dell'Istituto Piepoli.

'Forse una figura cosi' c'e' gia' e nessuno se ne e' accorto -aggiunge il sondaggista- o forse non e' ancora emergente. Puo' darsi sia Matteo Renzi o Guglielmo Epifani, ma una cosa e' certa: deve arrivare un 'unificatore'. Il partito e' tra il 23-25%, si mantiene stabile. Rappresenta la sinistra in Italia e deve andare oltre le apparenti divisioni del momento'. Per Antonio Noto, direttore Ipr Marketing, 'il Pd secondo i nostri sondaggi e' al 22%, perde tre punti rispetto alle politiche ma non e' un disastro. Cio' che invece preoccupa e che il partito trainato ora da Epifani deve gestire e' l'insoddisfazione degli elettori che non vedono una linea del partito'.

'L'elettorato critico non si identifica ancora con altre formazioni politiche -chiarisce il sondaggista- ma se nascesse un'altra forza di sinistra, ci sarebbe davvero un rischio emorragia, perche' potrebbe aggregare tutti gli scontenti'.Potrebbe essere Renzi a muovere le acque -rimarca Noto- piu' difficile che qualcosa di muova nell'area degli ex Ds. Tutto si giochera' a ottobre, ma fino a ottonbre cosa accadra' nel governo? 'Con Epifani hanno scelto una soluzione-tampone.
Il male storico del Pd e' essersi preoccupato di garantire un 'modus vivendi' per le diverse componenti interne. Quando hanno trovato una leadership forte, l'hanno puntualmente bruciata', spiega Alessandro Campi, docente di Storia della politica all'Universita' di Perugia.
'A questo punto -sottolinea il politologo- diventa dirimente l'appuntamento congressuale, dal quale dovra' emergere una guida unitaria, non un segretario che accontenta tutti. La transizione, infatti, non puo' rimettere in piedi i cocci di un partito diviso. A Largo del Nazareno l'equilibrismo non paga, e paradossalemente le primarie hanno tolto autorevolezza al gruppo dirigente'.

'L'unico partito che continua a rifiutare il bisogno di un capo e' rimasto il Pd -rimarca Campi- non hanno compreso che la mistica del collettivo ha fallito. Bisogna uscirne con una gestione forte. Occorre un salto culturale in avanti, come il tentativo fatto da Renzi, per abbattere la concezione che la leadership sia solo qualcosa di destra'. Il centrosinistra? 'Proprio non trovano una strada', spiega Sofia Ventura, docente di Scienza politica all'Universita' di Bologna. 'Mi sembra che tutte le questioni in gioco siano aperte -aggiunge la politologa- dal discorso della forma partito, legata molto alle contingenze, ad altri temi in campo. Sul rapporto con il governo, Epifani cerca di tenere la barra dritta ma Renzi ha fatto notare come sull'Imu sia stata pagata una cambiale al Cavaliere'.

'In quel giudizio c'e' un retropensiero -fa notare- perche' si e' arrivati a questa alleanza in una situazione di debolezza estrema. Se si fosse fatta subito, quando il Pd e' uscito vincitore dalle urne, forse al tavolo avrebbe alzato di piu' la voce. E invece, dopo due mesi di corteggiamento inutile agli 'stellati' di Grillo, e' arrivato stremato. C' una confusione enorme anche sulle riforme, e lo stesso sindaco di Firenze non sa bene in questo momento come posizionarsi: parla con Letta ma cerca di trovare una sua formula. Insomma -conclude Ventura- sono in mezzo al guado, e non si capisce neanche dove finisca questo guado'.

 

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