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Pubblicato il 07/04/2015 22:10

Renzi prende tempo sul rimpasto

Renzi sceglie un profilo cauto e rassicurante per presentare la manovra economica. Consapevole dei timori dell'opinione pubblica di una traslazione delle tasse a livello locale, promette che non ci saranno tagli ne' aumenti delle imposte nel 2015 e garantisce un prudente aumento del Pil (+0.7%) che pero' potrebbe essere maggiore in relazione al quadro macroeconomico. Un piccolo colpo di scena per chi si aspettava la consueta accelerazione: che riguardera' piuttosto le riforme, in primis la legge elettorale, per mantenere gli impegni con l'Europa e assicurarsi cosi' la flessibilita' che spetta ai Paesi ''virtuosi'' sul piano dell'innovazione legislativa. Tuttavia a ben vedere la cautela del premier e' giustificata anche dal braccio di ferro in atto con gli enti locali: venerdi' il capo del governo incontrera' i sindaci, alla vigilia del varo finale del Def, proprio per trovare un punto di mediazione. Ci sono infatti comuni che hanno fatto meglio e altri che hanno fatto peggio nella spesa pubblica, e il Rottamatore ritiene ''stravagante'' la richiesta di mettere tutti sullo stesso piano (la battuta e' rivolta al sindaco di Torino Piero Fassino). Ma l'impressione e' che un punto d'equilibrio vada individuato per non lasciare spazio alle polemiche dell'opposizione di destra e di sinistra che lo accusa di fare dell'illusionismo politico. Si tratta di una partita cruciale in vista del voto delle regionali: per Renzi l'importante e' presentarsi all'appuntamento alla testa del partito della crescita e per centrare l'obiettivo e' necessario tenere unito il Pd. La sinistra dem lo avverte che sull'Italicum sara' battaglia e gli chiede di impegnarsi a non porre la questione di fiducia (D'Attorre). C'e' anche il problema non meno scottante delle alleanze a livello locale per le amministrative e le divisioni dei democratici che impensieriscono soprattutto in Liguria, Umbria e Marche. Renzi ha dovuto rallentare anche nella nomina del nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio (che dovrebbe essere fatta in settimana) e addirittura soprassedere a quella del ministro che spetta all'Ncd: non c'e' nessuna fretta, ha fatto sapere Maurizio Sacconi. Motivo: i centristi preferiscono attendere l'esito del voto locale che potrebbe riservare qualche sorpresa. Angelino Alfano, per esempio, non ha ancora deciso se schierarsi in Campania con il Pd o con Fi: il premier spinge perche' il ministro dell'Interno rispetti una specie di logica di coalizione nazionale. Se cosi' dovesse essere le richieste di Area popolare di un ministero di serie A assumerebbero certo piu' peso. In realta' il quadro che emerge a livello locale e' di una grande frammentazione in tutte le regioni. In particolare Forza Italia e' nel caos: la questione generazionale e' stata respinta dalla vecchia guardia come un grave errore di prospettiva, perche' bisogna premiare il merito e non l'anagrafe come dice Paolo Romani, e nelle regioni in cui gli azzurri hanno qualche speranza non c'e' nessuna unita'. Caldoro in Campania rischia di perdere l'appoggio dei centristi; in Puglia il candidato governatore Francesco Schittulli ha scelto la sponda di Raffaele Fitto incrinando di fatto l'intesa con Forza Italia.

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