Il 4,3% delle utenze in Italia non paga l'acqua, pari a 860mila famiglie. Una scarsa propensione al pagamento dovuta a motivi storici, a semplice malcostume o a ragioni tecniche (come l'impossibilita' a 'staccare' l'acqua a utenze condominiali). Risultato? Un "buco" nelle casse dei gestori idrici pari a 3,8 miliardi. Si tratta di crediti scaduti, ovvero superiori a 24 mesi, rilevati dal "Dossier sulla morosita' nei servizi idrici", presentato da Federutility, la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici di acqua ed energia. Tra i clienti meno fedeli, spicca la Pubblica Amministrazione: l'8% dei Comuni e' moroso, mentre lo Stato contribuisce per circa il 6,5%. Di questo e di altre emergenze del servizio idrico, si parlera' nel corso del Festival dell'Acqua, in programma dal 6 all'11 ottobre a L'Aquila. "Per comprendere l'impatto di questi numeri sul comparto idrico, occorre tenere presente che i quasi 4 miliardi di crediti scaduti deriva per il 45% da utenti domestici, rilevando un dato patologico per la tenuta economico-finanziaria del sistema", osserva Claudio Cosentino, direttore dell'Area idrica di Federutility e coordinatore dello studio, che lancia l'allarme sugli investimenti in opere ambientali, pianificate ma spesso non realizzate per mancanza di copertura. "L'insieme dei gestori idrici riesce, con grande fatica, a investire 1,2 miliardi all'anno in opere di protezione ambientale, ma il livello degli investimenti potrebbe essere decisamente piu' alto se riuscissimo a riportare ad un livello fisiologico il tasso di morosita' nell'idrico".
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