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Pubblicato il 26/05/2015 11:11

Bankitalia, più investimenti per crescita, sale divario Sud-Nord

Per uscire dalla crisi servono piu' investimenti. E' l'invito della Banca d'Italia nella relazione annuale sul 2014 in cui si sottolinea anche che diventa sempre piu' ampia la differenza di crescita tra il Sud e il Centro Nord. "Nell'anno appena trascorso il principale freno alla crescita e' derivato dal calo degli investimenti, che sono tuttavia tornati ad aumentare, seppur lievemente, nel quarto trimestre. Il superamento duraturo della prolungata crisi dell'economia italiana richiede la rimozione degli ostacoli che hanno a lungo frenato i piani di investimento, in modo da realizzare appieno le opportunita' offerte dal contesto ciclico piu' favorevole". Inoltre Bankitalia evidenzia che "ha continuato ad ampliarsi il divario di crescita tra Mezzogiorno e Centro Nord, dove la presenza di imprese in grado di trarre vantaggio dall'incremento della domanda estera e' piu' alta"

La Banca d'Italia promuove la riforma delle banche popolari varata dal Governo. "Facilitera' lo svolgimento efficiente dell'attivita' di intermediazione creditizia in un mercato reso piu' competitivo dall'Unione bancaria", afferma il governatore Ignazio Visco nelle sue Considerazioni finali. "La forma cooperativa", sottolinea il numero uno di Palazzo Koch, "ha limitato il vaglio da parte degli investitori e ha ostacolato la capacita' di accedere con tempestivita' al mercato dei capitali, in alcuni momenti cruciale per fare fronte agli shock esterni".

Ora tocca alle banche di credito cooperativo. "Affinche' possano continuare a sostenere territori e comunita' locali preservando lo spirito mutualistico che le contraddistingue", rileva Visco, "vanno perseguite forme di integrazione basate sull'appartenenza a gruppi bancari". Secondo il governatore, infatti, "la scarsa diversificazione dei rischi e la difficolta' di irrobustire il patrimonio stanno determinando, in non pochi casi, situazione di crisi". Bankitalia valutera' le proposte che verranno dall'associazione di categoria "alla luce della loro capacita' di rimuovere gli ostacoli alla capitalizzazione e di risolvere i problemi di questi intermediari". Di certo, insiste l'inquilino di via Nazionale, "il cambiamento non puo' essere procrastinato". 
   Promozione piena invece per il protocollo d'intesa siglato tra il ministero dell'Economia, cui compete la vigilanza sulle fondazioni, e l'Acri. Il documento, osserva Visco, muove nella direzione auspicata dalla Banca d'Italia, che da tempo sottolinea "la necessita' che le fondazioni bancarie svolgano il ruolo di azionista nel rispetto dell'autonomia gestionale delle banche partecipate e diversifichino i propri investimenti". Secondo il numero di Palazzo Koch, in particolare, "il limite di concentrazione dell'investimento in un singolo emittente tutela tanto l'interesse delle fondazioni quanto quello degli intermediari". Inoltre, conclude, "viene presidiato il rispetto del divieto di controllo delle banche partecipate, anche congiunto o di fatto" e "viene migliorata la qualita' degli organi, rafforzandone il grado di indipendenza"

L'Italia torna a crescere ma c'e' il rischio di una ripresa frenata che non crea occupazione. Un timore, questo, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno. Occorre percio' rimuovere le debolezze della nostra struttura economica e produttiva accelerando le riforme: solo cosi' l'uscita dalla crisi potra' riflettersi in un aumento dei posti di lavoro assicurando nuova linfa alla domanda interna, in grado, a sua volta, di consolidare lo sviluppo. Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, fotografa nelle sue "Considerazioni finali" un Paese che esce finalmente dalla crisi piu' lunga del dopoguerra ma deve creare le condizioni per sfruttare al meglio la migliorata congiuntura internazionale e "consolidare la ripresa". L'azione del governo viene promossa e incoraggiata insieme: bene Jobs act, bonus 80 euro e gestione dei conti pubblici, ma guai a fermarsi in mezzo al guado. 
   In Italia, dice Visco, "esiste il rischio, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno, che la ripresa non sia in grado di generare occupazione nella stessa misura in cui e' accaduto in passato all'uscita da fasi congiunturali sfavorevoli". 
   "L'aumento del PIL nel primo trimestre - riconosce il governatore nel testo letto davanti alla platea dell'assemblea di Bankitalia - interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole; proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi". Ma poi avverte subito: "Per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargare lo spettro dell'azione di riforma avviata e accelerarne l'attuazione". I benefici in alcuni casi non sono immediati ma questo, spiega Visco, "e' un motivo in piu' per agire, perseguendo un disegno organico e coerente"

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