Il 70% dei neodiplomati italiani pensa che sia ingiusto il sistema dei test di ammissione universitari e il 62% afferma di non essere stato preparato adeguatamente a questi ultimi dalla scuola superiore nella quale si è diplomato. Questi alcuni dei dati emersi dal sondaggio effettuato dall'Osservatorio Giornalistico Mediawatch, su commissione dell'Ipus (Istituto Privato Universitario Svizzero) su un campione di 1027 neodiplomati italiani. Il 76% dice di avere scelto un'università che prevede un test di ammissione. "Come si evince dai dati del sondaggio, - spiega Giampiero Camurati, rettore dell'Ipus - non tutti gli studenti italiani partono dallo stesso livello di preparazione quando si affacciano al mondo accademico. Questo significa che studenti volenterosi e capaci, ma che hanno avuto la sfortuna di non avere una preparazione adeguata, si troveranno in difficoltà fin dai test di ingresso". "E' inoltre chiaro, - continua Camurati - che i test di ammissione nascono principalmente per problemi logistici degli atenei italiani e non per effettuare una vera selezione. Purtroppo molte facoltà non hanno i mezzi finanziari per poter gestire un'alta affluenza di iscritti e questo penalizza giovani volenterosi che avrebbero le capacità per poter affrontare un buon percorso di studi ma che si trovano esclusi dalle graduatorie. Queste sono alcune delle motivazioni che hanno portato l'Ipus alla scelta di non inserire test di ammissione nei propri corsi di laurea".
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