Il 2013 ha fatto registrare un dato del tutto nuovo nel settore dell'editoria: un calo dei lettori di quotidiani del 14,8% rispetto all'anno precedente. Una percentuale che significa oltre tre milioni di lettori in meno, per un totale di 21 milioni di lettori di quotidiani. Parallelamente, l'indice di penetrazione e' calato dal 46,8% al 40,7%. Sono alcuni dati diffusi dalla Fieg alla presentazione del rapporto "La stampa italiana 2010-2012"' presentato questa mattina nella sede della Federazione italiana degli editori di giornali.
Il 2012 e' stato il peggiore anno degli ultimi venti per la pubblicita': per la prima volta dal 2003 si e' scesi sotto gli 8 miliardi di euro (7,442), con un calo del 14,3% rispetto all'anno precedente. E i dati relativi agli investimenti pubblicitari nel primo trimestre del 2013 segnalano un ulteriore peggioramento della crisi del mercato pubblicitario in generale (-18,9%) e degli investimenti sulla stampa in particolare: -22,3% per i periodici e -26,1% per i quotidiani. E' quanto emerge dallo studio Fieg 'La stampa in Italia 2010-2012'. Tutti i mezzi di comunicazione a eccezione di internet, che ha registrato un aumento del 5,3%, evidenziano un calo, particolarmente accentuato nel settore della stampa
Sulla stampa gli investimenti pubblicitari diminuiscono del 17,6% sui quotidiani, del 18,4% sui periodici. In tv gli investimenti pubblicitari sono diminuiti del 15,3% e in radio del 10,2%. Negli ultimi cinque anni dunque, il settore della stampa ha perso il 33,6% degli investimenti pubblicitari. Una percentuale inferiore e' quella complessiva della tv, che si attesta al 20%, con la conseguenza, sottolinea la Fieg, di un'accentuazione dello storico squilibrio del mercato pubblicitario italiano a favore del mezzo televisivo.
La discesa delle vendite dei quotidiani continua ormai costantemente dal 2001, fatta eccezione per il +0,9% del 2006, e il 2012 non ha fatto eccezione, facendo registrare una flessione del 6,6% (da 4,272 milioni a 3,990 milioni di copie), una percentuale analoga a quella dell'anno precedente. In cinque anni, dunque, i quotidiani hanno perso oltre 1,150 milioni di copie vendute, con una riduzione percentuale di oltre 22 punti. Lo si legge nel rapporto "La stampa italiana 2010-2012"' presentato nella sede della Federazione Italiana degli Editoria di Giornali.
Analizzando la distribuzione territoriale delle vendite, si nota che il Mezzogiorno e' la zona con la quota piu' bassa di vendita (45 copie ogni mille abitanti), mentre e' al Nord che si vende di piu' (86 copie). In particolare, e' il Friuli Venezia Giulia la regione col maggior numero di copie vendute (121), seguita da Liguria (120), Trentino Alto Adige (114) e Sardegna (110). Fanalini di coda la Campania (33 copie vendute ogni mille abitanti), Basilicata (35) e Puglia e Sicilia con 39 copie.
Anche sul fronte dei periodici, tanto i settimanali quanto i mensili hanno visto diminuire le vendite, rispettivamente -6,4% e -8,9%. I settimanali registrano una contrazione delle tirature del 5,2%, della diffusione del 6,9%, degli abbonamenti del 13% e delle copie vendute del 6,4%. Il calo piu' evidente si e' evidenziato tra le riviste rivolte ai giovani (-29,9%), tra quelle di economia-affari-finanza (-14,8%) e per i fumetti (-13,7%).
Per i mensili, le tirature sono scese del 6%, la diffusione dell'8,2%, gli abbonamenti del 10,8% e le copie vendute dell'8,9%. La performance peggiore ha riguardato i mensili maschili (-22,5%), seguiti da quelli di spettacolo e cinema (-14,9%), di informatica (-12,9%), per l'infanzia (-12,7%) e di arredamento (-12,4%).
I dati sull'occupazione
Nell'ambito di una complessiva crisi che sta colpendo il settore dell'editoria italiana, anche l'occupazione poligrafica e giornalistica sono in forte flessione. Nel 2011 e nel 2012 i poligrafici sono diminuiti, rispettivamente, del 5,6% e del 6,7%. E' quanto emerge dal rapporto 'La stampa in Italia 2010-2012', presentato nella sede della Federazione italiana editori di giornali. Nella prima parte del 2013, un'ulteriore contrazione del 2,2% ha portato il numero dei poligrafici occupati, per la prima volta, al di sotto della soglia delle 5.000 unita'.
Quanto ai giornalisti, dal rapporto Fieg si evince che nel 2011 e nel 2012 sono diminuiti nel complesso, rispettivamente, dell'1,4% e del 4,2%.
In particolare, nel 2012, gli occupati nei quotidiani sono diminuiti del 4,6% e nei periodici dell'1,4%. Ancora maggiore la contrazione dei giornalisti occupati nelle agenzie di stampa, diminuiti dal 2011 al 2012 del 9,6%. Dal punto di vista dei bilanci, nel 2012 si e' assistito a un ulteriore, complessivo peggioramento rispetto ai dati gia' negativi del 2011 (-3% ricavi editoriali, -6,5% margine operativo lordo e -0,4% utili operativi). Il fatturato dei periodici, sempre nel 2012, e' stato stimato in calo del 9,5%. Dal 2007, dunque, il settore ha registrato una riduzione ininterrotta dei ricavi editoriali che, dopo una decelerazione nel 2010, hanno ripreso a calare ad un ritmo preoccupante.
Sul piano dei costi, e' proseguita l'azione di contenimento, ma con una decelerazione: dal -7,5% del 2010 si e' passati al -2,8% del 2011, in gran parte per l'incremento delle materie prime, cresciute del 6,4%. Nella struttura dei conti economici delle imprese editrici di quotidiani si registra inoltre la forte incidenza del costo del lavoro sul fatturato: dopo un periodo di stabilita', infatti, la percentuale del costo del lavoro sul fatturato (pari al 31,6% nel 2010 e nel 2011) e' considerevolmente aumentata nel corso del 2012, giungendo a rappresentare il 35,1% del fatturato.
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