Tre aziende su cinque "vedono" il fallimento nel 2013: la ripresa delle attivita' dopo la pausa estiva, per la maggior parte delle imprese italiane, e' considerata drammatica. E' quanto emerge da un sondaggio del Centro studi Unimpresa. Fra i motivi di 'ansia' per gli imprenditori, secondo Unimpresa, problemi con le banche per la concessione di credito, difficolta' nel rispettare scadenze e adempimenti fiscali, ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, mancati incassi da clienti privati, impossibilita' di pianificare investimenti, scarsa flessibilita' nel gestire l'occupazione. Secondo i risultati della "consultazione", dunque, nei prossimi 4 mesi potrebbe registrarsi un'impennata di dissesti finanziari, stati di crisi o addirittura fallimenti e altre procedure concorsuali. Una previsione disastrosa che viene registrata nel 62,6% delle risposte ai questionari. La recessione economica piu' dura del previsto e l'assenza di prospettive di ripresa rendono il quadro ancora piu' cupo, stando alle indicazioni fornite dalle aziende. "La situazione - commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - e' da allarme rosso. La massa di imprese che alzano bandiera bianca si estende a vista d'occhio giorno dopo giorno e non si vede una via d'uscita. Le imprese sono stremate e il fallimento, in taluni casi, e' inevitabile. Al Governo di Enrico Letta abbiamo posto piu' volte l'esigenza di varare riforme serie, volte a dare speranza agli imprenditori e pure alle famiglie. Per rimettere in moto l'economia, e quindi per far ripartire l'occupazione, si deve dare impulso al credito e vanno tagliate le tasse". Per il presidente di Unimpresa "un ragionamento, e forse qualche ripensamento, va fatto anche in chiave europea: la Germania ha dati migliori, ma nel lungo periodo anche la robusta economia tedesca paghera' il conto in assenza di politiche economiche in grado di far ripartire anche i paesi piu' deboli".
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