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Pubblicato il 31/05/2015 18:06

Inaugurata la piazza per ricordare Valterio Cirillo

 Si chiama Largo Valterio Cirillo da oggi la piazzetta antistante il Palazzo ex Inps di Pescara, sede degli Uffici comunali, dove una cerimonia di intitolazione ha preceduto gli interventi di un palco istituzionale e di voci provenienti dal mondo della giustizia, per ripercorrere la storia di Cirillo, morto nel 1993 a seguito del coinvolgimento del suo nome nell'ambito delle indagini relative a Tangentopoli, da cui usci' completamente estraneo. La sua tragica decisione ha mosso la cerimonia a cui hanno partecipato anche la moglie Mirella Magnani e i due figli e i fratelli dell'architetto, consigliere comunale scomparso all'eta' di 43 anni. All'evento, moderato dal direttore del Centro Mauro Tedeschini, hanno partecipato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini; il prefetto di Pescara, Vincenzo D'Antuono; il procuratore della Repubblica di Chieti, Pietro Mennini; il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso; il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini; il procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Nello Rossi; il procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Pescara, Cristina Tedeschini; il sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Pasquale Fiminani. "Saluto la famiglia, la moglie che ha cresciuto con grande discrezione e mitezza i suoi ragazzi e - ha detto il sindaco - li ha fatti diventare grandi, coltivando la memoria di un padre integro e pulito come la giustizia ha dimostrato". "Io ho interrogato Valterio Cirillo - ha raccontato Mennini - e ricordo subito che mi fece una positiva impressione, tanto che gli dissi che ero certo che la sua posizione si sarebbe risolta esaurita la fase di indagine, com'e' accaduto, ma poco dopo la sua morte. Quando ho saputo del suo gesto sono rimasto sconvolto. Ricordo che con il procuratore Enrico Di Nicola ci siamo chiusi in una stanza e abbiamo pianto e anche pregato". "Bisogna affidarsi alla giustizia - ha detto il presidente D'Alfonso - e attendere che cio' che deve essere verificato faccia il suo corso. Non e' facile, non e' una scelta leggera. Quando vivi dentro simili circostanze c'e' un punto in cui resta esclusivamente la solitudine, anche quando si e' circondati da consenso, poiche' prevale l'impensierimento del momento che sequestra il cervello. Oggi nel ricordare Cirillo dobbiamo interrogarci su quante cose, da allora, sono cambiate nel rapporto tra processo penale e mass media. E' necessario concentrare l'attenzione su due momenti: da un lato bisogna interrogarsi su quali siano le conseguenze e le ripercussioni della rappresentazione del processo giudiziario da parte dei media. Dall'altro lato bisogna soffermarsi sulla liturgia del processo all'interno dell'aula mediatica, sui rischi legati alla tentazione di celebrarlo sui mezzi d'informazione. Superato questo la verita' arriva". Conclusioni al vice presidente della Csm Giovanni Legnini che ha annunciato l'approssimarsi di una sessione di lavoro proprio incentrata su tale argomento. 

"Valterio Cirillo non e' vittima della giustizia, sarebbe stato facile cedere a questa tentazione, e, mi permetto di aggiungere, non e' neanche vittima della stampa che fa il proprio mestiere. E' pero' vittima di quel corto circuito, di quel rapporto, molte volte non sano, non rispettoso dei principi costituzionali, che per una ragione o per l'altra, si determina in molte, in troppe circostanze. Questo e' il cuore del problema: il rapporto tra la giustizia, la comunicazione e i cittadini". Lo ha detto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, nel corso della cerimonia di intitolazione della piazzetta antistante il Palazzo ex Inps di Pescara a Valterio Cirillo, architetto e consigliere comunale della Dc negli anni 90, che si tolse la vita il 13 aprile 1993 dopo essere finito marginalmente nell'inchiesta sull'informatizzazione dell'allora Usl pescarese e da cui venne in seguito completamente scagionato. 

"Si parlava a quel tempo, e si parla tuttora, di mani pulite, mi rivolgo alla signora Mirella e ai figli dell'architetto: vostro padre aveva le mani pulite, era un galantuomo. Siate orgogliosi dell'onesta' di vostro padre e comprendete il suo gesto: non e' stato un gesto di vilta' ma un modo per comunicare alla collettivita' che non ce la faceva a sopportare il peso di quella ingiustizia". Sono le parole del procuratore capo di Chieti, Pietro Mennini, rivolte ai familiari di Valterio Cirillo, architetto e consigliere comunale della Dc negli anni 90, che si tolse la vita il 13 aprile 1993 dopo essere finito marginalmente in un'inchiesta giudiziaria e da cui venne in seguito completamente scagionato. Mennini, che si occupo' dell'inchiesta giudiziaria, parlando nel corso della cerimonia di intitolazione a Cirillo della piazzetta antistante il Palazzo ex Inps di Pescara, ha aggiunto che "non e' un riconoscimento tardivo. Noi riconoscemmo immediatamente l'onesta' dell'architetto, appena fu possibile proceduralmente. Questo episodio deve essere un monito. Ben vengano norme a tutela della dignita' delle persone, degli indagati. Io dico sempre che i disonesti devono temere l'azione penale, gli onesti invece devono sentirsi tutelati dal pubblico ministero, non si devono sentire in pericolo, non devono aver paura della giustizia. Purtroppo, pero', quando si associa una serie di iniziative ad una cassa di risonanza mediatica cosi' martellante c'e' gente che non regge. Allora questa targa risuoni come una riparazione dovuta: alla violenza della macchina della giustizia? Forse. Ma sicuramente alla violenza della stampa che in quei giorni pubblico' la notizia con enfasi. Quell'enfasi mediatica - ha commentato infine Mennini - che dobbiamo assolutamente circoscrivere ed evitare".

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