Molti cittadini proprietari di casa ancora inagibili a causa del terremoto del 6 aprile 2009 si lamentano del fatto che si sono visti arrivare la cartella della prima rata della Tasi, la tassa che ha sostituito l'Imu, nonostante non siano ancora rientrati nella loro abitazione. Per il Comune dell'Aquila che gia' ha fissato la Tasi al 2 per mille, aliquota nettamente al di sotto della media, il balzello sulla case distrutte non va pagata: ma non potendo decidere in tal senso perche' come ha sottolineato l'assessore al Bilancio Lelio De Santis, "la norma non prevede l'esenzione totale", ha stabilito che per la case non agibili per il terremoto sia previsto un abbattimento del 50%: ma di contro per non far pagare i cittadini in queste condizioni, l'amministrazione ha inviato un quesito al settore federalismo fiscale del ministero dell'Economia. In attesa del parere, De Santis "consiglia" di non pagare la prima rata, "perche' qualora la Tasi si dovesse pagare, i cittadini avrebbero la possibilita' di saldare le due rate alla scadenza della seconda, il 16 dicembre prossimo, con interessi fissati all'uno per cento". In tal senso, c'e' stata una delibazione della Giunta comunale. "Non e' corretto e giusto far pagare la Tasi ad una casa terremotata che non produce reddito - spiega De Santis -. Anche se dovessero essere pochi euro. E' una questione di principio e una forma di rispetto e di attenzione verso una citta' terremotata. Pero' noi dobbiamo attendere la risposta del ministero a cui abbiamo inoltrato un parere".
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